giovedì 17 marzo 2011

DHAMMAPADA - Il dito che indica la luna (2)


Il dito che indica la luna

  1. Versi gemelli
  2. La consapevolezza
  3. La mente
  4. Fiori
  5. L’inconsapevole
  6. Il saggio
  7. L’illuminato
  8. Migliaia
  9. Il male
  10. La violenza
  11. La vecchiaia
  12. Te stesso
  13. Il mondo
  14. Il risvegliato
  15. La gioia
  16. Il piacere
  17. L’ira
  18. L’impurità
  19. Il seguace del dharma
  20. Il cammino
  21. Versi vari
  22. La caduta
  23. L’elefante
  24. La bramosia
  25. Il bhikshu
  26. Il bramino



1    Versi gemelli


1        Siamo ciò che pensiamo.Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente. Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla sofferenza, come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue.


2        Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente. Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero limpido è seguita dalla gioia, come la tua ombra ti segue, inseparabile.

3        «Mi ha insultato, mi ha aggredito,mi ha ingannato, mi ha derubato.» Se coltivi questi pensieri
vivi immerso nell'odio.

4        «Mi ha insultato, mi ha aggredito,mi ha ingannato, mi ha derubato.» Abbandonando questi pensieri
ti liberi dell'odio.

5        In questo mondo l'odio non può porre fine all'odio. Solo l'amore è capace di estinguere l'odio.
Questa è la legge eterna.

6        In questo mondo tutti siamo destinati a morire. Ricordandotene, come puoi serbare rancore?

7        Con la stessa facilità con cui il vento sradica un fragile albero le tentazioni trascinano chi è alla ricerca del piacere, chi è avido, pigro e debole.

8        Ma, come il vento non riesce ad abbattere una montagna, nessuna tentazione scuote chi è desto, energico,fiducioso e vive semplicemente.

9        Se la tua mente non è limpida, se sei insincero e incapace di controllarti, invano indossi l'abito giallo.

10    Se la tua mente è limpida, se sei sincero e padrone di te, ben ti si addice l'abito giallo.

11    Confondendo l'essenziale e l'inessenziale perdi di vista la tua vera natura e coltivi vani desideri.

12    Riconoscendo l'essenziale come tale e l'inessenziale come tale ritrovi la tua vera natura e arrivi all'essenza.

13   Come la pioggia penetra in una capanna il cui tetto non è ben impagliato, così le passioni si insinuano
in una mente inconsapevole.

14    Ma una mente consapevole è come una capanna dal tetto ben impagliato.

15    Chi fa del male soffre in questo mondo e nell'altro.

16    Chi fa del bene gioisce in questo mondo e nell'altro.

17    Chi fa del male soffre in questo mondo e nell'altro. Soffre contemplando il male che ha fatto
e ancora di più soffre scendendo nell'oscurità.

18    Chi fa del bene gioisce in questo mondo e nell'altro. Gioisce contemplando il bene che ha fatto
e ancora di più gioisce innalzandosi nella luce.

19    Chi recita a memoria le scritture, ma non le mette in pratica, è come un mandriano che conta le vacche altrui. Costui non è partecipe della vita dello spirito.

20    Ma se, pur conoscendo solo una piccola parte delle scritture, pratichi il dharma, abbandoni le passioni, l'odio e le illusioni,coltivi la saggezza e la serenità,non hai desideri né in questo mondo né nell'altro,
allora veramente sei partecipe della vita dello spirito.


2    La consapevolezza

21    La consapevolezza conduce alla vita eterna, l'inconsapevolezza alla morte. Chi si è risvegliato alla propria vera natura non muore.L’inconsapevole vive come se fosse già morto.

22    Il saggio, colui che ha compreso, trova la sua gioia nella consapevolezza,trova la sua gioia
nel cammino tracciato dai Buddha.

23    Perciò medita con perseveranza per raggiungere il nirvana, la libertà ultima.

24    Perciò svegliati, osservati, agisci con purezza e con attenzione conformemente alla legge eterna
e la tua gloria crescerà.

25    Con la consapevolezza, con la padronanza di sé, il saggio si costruisce un'isola che nessun diluvio può sommergere.

26    L’inconsapevole agisce distrattamente. Il saggio invece custodisce la consapevolezza come il suo tesoro più prezioso.

27    Perciò non lasciarti andare all'inerzia e non lasciarti trascinare dai desideri. Concentra la tua energia nella meditazione e scopri la felicità più grande.

28    Squarciato il velo dell'inconsapevolezza, dall'alto della torre della saggezza il saggio contempla l'umanità sofferente come chi dalla vetta di una montagna guarda verso gli abitanti della pianura.

29    Attento fra i distratti, desto fra i dormienti, il saggio si stacca dalla massa come un veloce cavallo da corsa.

30    Grazie alla consapevolezza Indra è divenuto signore degli dei. Sempre preziosa è la consapevolezza,
sempre rovinosa l'inconsapevolezza.

31    Perciò il bhikshu che ama la consapevolezza e teme il sonno dell'inconsapevolezza brucia ogni legame
con il fuoco della sua pratica.

32    Il bhikshu che ama la consapevolezza e teme il sonno dell'inconsapevolezza  non può ricadere nell'illusione. Ha trovato la via verso la liberazione.

3    La mente
33    Come il fabbro raddrizza una freccia,  così il saggio governa i suoi pensieri,  per loro natura instabili, irrequieti e difficili da controllare.

34    I pensieri fremono e si dibattono  per sfuggire alla morte come pesci tolti alla loro dimora liquida  e gettati sulla terraferma.

35    La padronanza della propria mente,  ribelle, capricciosa e vagabonda, è la via verso la felicità.


36    Il saggio osserva continuamente i propri pensieri, che sono sottili, elusivi ed erranti.   Questa è la via verso la felicità.

37    pensieri, incorporei ed erranti,  vagano lontano. Raccoglili nella caverna del cuore  e liberati dalla schiavitù  del desiderio e della morte.

38    Come può una mente agitata  comprendere la legge eterna?   Se la serenità della mente è turbata,  la saggezza non può manifestarsi.

39    Il risvegliato, colui la cui mente è serena e ha trasceso il dilemma del bene e del male,  è libero da ogni timore.

40    Questo tuo corpo è fragile  come un vaso di coccio. Fai della tua mente una fortezza  e combatti le tentazioni  con l'arma della saggezza.

41    Ben presto questo corpo giacerà sulla terra, privo di coscienza, inutile come un ceppo bruciato.

42    Nessuno, neppure il tuo peggior nemico  può nuocerti quanto una mente indisciplinata.

43    Ma una mente disciplinata è un'alleata preziosa. Nessuno, né tua madre, né tuo padre,  né i tuoi amici, può esserti di altrettanto aiuto.


4 Fiori

44    Chi è in grado di andare al di là di questo mondo e del mondo della morte con tutti i suoi dei?

45    Tu stesso lo sei, scegliendo il cammino luminoso del dharma  con la stessa cura con cui un giardiniere sceglie i fiori più belli.

46    Questo tuo corpo è come schiuma sulla cresta di un'onda, nulla più che un miraggio. Spezza i dardi fioriti del desiderio,  e va dove il re della morte  non può raggiungerti.

47    Come un'alluvione trascina via un villaggio addormentato, così la morte rapisce chi è intento a cogliere i fiori del piacere, immerso nel sonno dell'inconsapevolezza.

48    La morte lo coglie, prima ancora che sia sazio  dei piaceri che cerca.

49    Il saggio si muove nel mondo come un'ape,  che raccoglie il nettare dei fiori  lasciandone intatti la bellezza e il profumo.

50    Anziché badare agli errori altrui  osserva i tuoi, esamina ciò che hai commesso  e ciò che hai omesso di fare.

51    Le belle parole di chi non mette in pratica  ciò che predica sono come fiori colorati, ma senza profumo.

52    Ma le parole sincere di chi vive  la propria verità sono come fiori colorati e profumati.

53    Come da un mucchio di fiori  si possono trarre molte ghirlande, fa delle occasioni della tua vita  ghirlande di nobili azioni.

54    Per quanto penetrante, il profumo del legno di sandalo o del gelsomino  non si propaga controvento. Ma il profumo della virtù si propaga in ogni direzione, raggiunge ogni angolo del mondo.

55    Esso è più fine del profumo  del legno di sandalo, del fiore di loto, del gelsomino.

56    Il profumo del legno di sandalo o del gelsomino  non va lontano. Ma il profumo della virtù si innalza fino agli dei.

57    Le tentazioni non sviano  chi vive nella virtù e nella consapevolezza,  chi ha trovato la libertà nella saggezza.
58    Il loto profumato che rallegra il cuore  cresce nel fango sul ciglio della strada.
59    Così fra i ciechi mortali  il discepolo del Buddha  splende per la sua saggezza.

5    L’inconsapevole

60    Lunga è la notte per l’insonne, lungo è il cammino per il viaggiatore stanco,
lungo il vagare attraverso molte vite  per l'inconsapevole  che non ha ancora trovato  la via del dharma.

61    Se non trovi una guida o degni compagni di viaggio, va solo, piuttosto che in compagnia degli inconsapevoli.

62    L’inconsapevole è roso dall'ansia per i suoi figli, per i suoi beni. Ma come possono i figli o i beni appartenergli?   Lui stesso non si appartiene.

63    L’inconsapevole che sa di essere tale è in parte saggio. Ma l'inconsapevole che si crede saggio
è uno sciocco incurabile.

64    Come può un cucchiaio percepire il sapore della minestra? L’inconsapevole può trascorre tutta la vita
in compagnia di un Buddha senza cogliere il sapore del dharma.

65    Ma, come la lingua percepisce subito il sapore della minestra, basta un attimo di consapevolezza
    in compagnia di un Buddha per comprendere la via.

66    L’inconsapevole è il peggior nemico di se stesso: le sue azioni cieche producono frutti amari.

67    Perché fare ciò di cui ti pentirai? Perché fare ciò che ti porterà lacrime?

68    Fa ciò di cui non ti pentirai,fa ciò che ti porterà gioia.

69    Il male fatto nell'inconsapevolezza può dapprima sembrare dolce come il miele. Ma i suoi frutti sono amari e fonte di sofferenza.

70    Per mesi puoi cibarti solo di ciò che sta sulla punta di un filo d'erba. Ma nessuna pratica ascetica
vale un sedicesimo di un attimo di comprensione del dharma.

71    Come il latte appena munto non inacidisce subito, così il male fatto nell'inconsapevolezza cova come fuoco sotto la cenere.

72    Il sapere non giova all'inconsapevole; nella sua cecità, l'uso che ne fa si ritorce contro di lui.

73    L’inconsapevole aspira al prestigio, al predominio sugli altri monaci,al potere nel monastero.

74    Vuole essere ammirato per le sue opere, vuole dettare agli altri
ciò che devono e non devono fare. In questo modo coltiva in sél'attaccamento e l'orgoglio.

75    Due sono le vie: una va verso l'acquisire nel mondo, l'altra verso la liberazione.
    Perciò il discepolo del Buddha non cerca gli onori, ma solo la saggezza.

6    Il saggio 
76    Se ti imbatti in un saggio che ti mostra i tuoi errori e ti segnala i pericoli del cammino,seguilo come seguiresti chi possiede la mappa di un tesoro.

77    Lasciati ammonire, lasciati guidare,lasciati distogliere dall'errore. Un uomo cosiffatto è amato da tutti coloro che cercano la verità.

78    Non frequentare cattive compagnie.Cerca l'amicizia di coloro che amano la verità.

79    Bevi alla sorgente del dharma e vivi nella serenità e nella gioia. 

80    Come il contadino incanala l'acqua, come il fabbro raddrizza le sue frecce, come il falegname lavora il legno, così il saggio lavora se stesso. 

81    Come una rupe non è scossa dal vento, egli non è scosso dall'elogio o dal biasimo degli uomini,

82    Nell'udire la verità, il suo cuore diventa come un lago profondo, limpido e calmo.

83    Non desidera nulla e non parla a vuoto. Qualsiasi cosa gli accada, nella fortuna e nella disgrazia, va per la sua strada senza attaccarsi a nulla.

84    Non desidera né figli, né ricchezza, né potere, per sé o per altri. Non cerca di imporsi con mezzi sleali.

85    Pochi sono coloro che arrivano all'altra sponda. La maggior parte degli uomini si agita su e giù lungo questa sponda.

86    Ma coloro che vivono il dharma arrivano all'altra sponda, al luogo dove la morte non ha potere.

87    Il saggio lascia la via dell'oscurità per quella della luce.Lascia la propria casa nel mondo per dimorare soltanto in se stesso.

88    Abbandonando ogni desiderio e ogni senso di possesso, purifica il suo cuore e conosce la gioia.

89    Ben radicato nei sette elementi dell'illuminazione, libero da ogni attaccamento e appetito,raggiunge la libertà ultima e diviene un faro per questo mondo.


7     L’illuminato

90    Ha portato a termine il suo viaggio. E’ andato al di là della sofferenza. Ha spezzato ogni vincolo e vive in piena libertà.

91    Egli non dimora in alcun luogo, ma costantemente spicca il volo come i cigni che lasciano il proprio lago.


92    Segue una rotta invisibile come il volo degli uccelli. Non accumula nulla e si nutre di saggezza. Conosce la libertà ultima.

93    Segue una rotta invisibile come il volo degli uccelli. Non desidera nulla e si nutre del vuoto. Conosce la libertà ultima.

94    Ha domato la mente e i sensi, è libero dall'orgoglio e senza macchia, è ammirato perfino dagli dei.

95    Paziente come la terra, saldo come una soglia, trasparente come un lago limpido, ha trasceso il ciclo della vita e della morte.

96    La sua mente è silenziosa, le sue parole e le sue azioni irradiano pace. La verità lo ha liberato.

97    E’ al di là di ogni fede, conosce la realtà increata. Ha tagliato ogni legame, ha trasceso ogni desiderio, è andato al di là di ogni tentazione.Ha raggiunto l'apice dell'umano.

98    Dovunque egli viva, nel villaggio o nella foresta, nella valle o sulla collina,regna la gioia.

99    Trova la gioia anche nella profonda foresta,non amata dagli uomini, perché non desidera nulla.


8     Migliaia 
100    Meglio di mille vuote parole è una sola parola che porta la pace. 

101    Meglio di mille versi vani è un solo verso che porta la pace. 

102    Meglio di cento vuote frasi è una parola del dharma che porta la pace. 

103    Meglio vincere te stesso che vincere mille battaglie contro mille uomini. 

104    La padronanza di sé è la vittoria più grande. 

105    Né gli dei, né i demoni, né il cielo, né l'inferno possono toglierti una simile vittoria.

106    Cent'anni di rituali, migliaia di sacrifici non valgono l'onorare anche solo per un attimo colui che conosce se stesso.

107    Cent'anni trascorsi ad alimentare il fuoco sacrificale nella foresta non valgono l'onorare anche solo per un attimo colui che conosce se stesso.

108    Le offerte di un intero anno, fatte per acquisire meriti, non valgono un quarto dell'omaggio reso al giusto.

109    Chi onora e segue il saggio riceve quattro doni: vita, bellezza, felicità e forza.

110    Meglio vivere un giorno consapevolmente che cent'anni nell'inconsapevolezza. 

111    Meglio vivere un giorno virtuoso e saggio che cent'anni nell'errore e nell'ignoranza.

112    Meglio vivere un giorno totalmente che cent'anni nell'inerzia e nell'indifferenza.

113    Meglio vivere un giorno consapevoli del sorgere e dell'estinguersi di tutte le cose.

114    Meglio vivere un giorno consapevoli di ciò che non muore.

115    Meglio vivere un giorno consapevoli del dharma.


9    Il male

116    Affrettati a fare il bene. Astieniti dal male. Se trascuri di coltivare il bene, il male infesta la tua mente.

117    Se ti capita di fare del male, non ripeterlo, non lasciare che metta radici in te, onde non incorrere nella sofferenza.

118    Se ti capita di far del bene, ripetilo, lascia che metta radici in te e ti riempia di gioia.

119    Anche chi ha fatto del male può gioire finché le conseguenze del male fatto non sono maturate.

120    che chi ha fatto del bene può soffrire finché il bene che ha fatto non dà i suoi frutti.

121    Non prendere alla leggera il male che fai, pensando che non ti tocchi. Una brocca si riempie d'acqua che cade goccia a goccia.

122    Non prendere alla leggera il bene che fai, pensando che non ti tocchi. Una brocca si riempie
d'acqua che cade goccia a goccia.

123    Come un ricco mercante che viaggia senza scorta evita un cammino pericoloso, come chi ama la vita evita un veleno, così evita il male.
124    Ma una mano senza ferite può maneggiare veleni senza danno. Così il male non tocca l'innocente.

125    Il male fatto a un innocente è come polvere gettata controvento. Esso si ritorce contro chi lo fa.  126    Alcuni rinascono in questo mondo, altri all'inferno, altri ancora in paradiso. Ma coloro che sono senza macchia entrano nel nirvana.

127    In nessun luogo al mondo, né in cielo, né in fondo al mare,né nelle più remote gole montane,
puoi sottrarti alle conseguenze del male che hai fatto.

128    In nessun luogo al mondo, né in cielo, né in fondo al mare, né nelle più remote gole montane,
puoi sottrarti al dominio della morte.

10    La violenza 
129    Come te, tutti gli esseri tremano di fronte alla violenza, tutti temono la morte. Rispecchiandoti negli altri, non uccidere e non ferire.

130    Come te, tutti gli esseri tremano di fronte alla violenza, tutti amano la vita.Rispecchiandoti negli altri, non uccidere e non ferire.

131    Chi cerca la propria felicità ferendo altri esseri che come lui cercano la felicità non sarà mai felice.

132    Non ferire chi come te cerca la felicità, se vuoi essere felice.

133    Non ferire con parole crudeli. La parole irate fanno male e il dolore che provochi rimbalza verso di te.

134    Immobile e silenzioso come un gong spezzato entra nel nirvana, dove ogni agitazione scompare.

135    Come un mandriano con il suo bastone spinge le vacche al pascolo, la vecchiaia e la morte sospingono le creature verso nuove vite.

136    Ma l'inconsapevole non se ne rende conto e brucia nel fuoco delle sue proprie azioni.

137    Chi ferisce un innocente o infligge una punizione immeritata incorre in una di queste dieci calamità.

138    Subisce crudeli sofferenze, una grave malattia, una mutilazione, l'invalidità o la pazzia.

139    Oppure viene perseguitato dal sovrano, viene accusato di un crimine spaventoso,subisce un lutto o la rovina economica.

140    Oppure la sua casa viene distrutta dal fulmine. E quando il suo corpo si è dissolto continua a bruciare all'inferno.

141    Né la nudità, né i capelli arruffati, né il digiuno, né il dormire sulla nuda terra, né il cospargersi il corpo di cenere, né il sedere immobile: nulla di tutto questo può liberare chi non è libero dal dubbio.

142    Ma chi vive in serenità e purezza, astenendosi dal nuocere ad alcun essere,anche se indossa vesti eleganti è un vero bramino, un vero asceta, un vero bhikshu.

143    Un cavallo ben addestrato non ha bisogno della frusta.

144    Come un cavallo ben addestrato toccato dalla frusta, sii ardente e scattante. Liberati di questa sofferenza con la meditazione, la consapevolezza, la saggezza, la virtù, la fiducia e l'impegno nella ricerca della verità.

145    Come il contadino incanala l'acqua,come il fabbro raddrizza le sue frecce, come il falegname lavora il legno, così il saggio lavora se stesso.

11    La vecchiaia
146    Di che cosa puoi rallegrarti mentre il tuo mondo brucia? Sei immerso nell'oscurità e non cerchi la luce?

147    Guarda questo tuo corpo: un fantoccio dipinto che sta insieme in qualche modo, malato, pieno di ferite, agitato da fantasie mutevoli e vacue.

148    Questo tuo corpo fragile, malato, putrescente, destinato, come ogni cosa vivente, a morire e a dissolversi.

149    Guarda queste bianche ossa, che un giorno saranno gettate via come zucche in autunno. 

150    Queste ossa costituiscono una fortezza intonacata di carne e di sangue, abitata da orgoglio e ipocrisia,
vecchiaia e morte. 
151    Anche gli splendidi carri dei re perdono con il tempo i loro colori.
Così il corpo invecchia. Ma la legge eterna non invecchia: questo è l'insegnamento che i saggi
trasmettono ai saggi.

152    Chi non impara dalla vita invecchia come un bue: la sua carne cresce, ma non la sua saggezza.

153    Innumerevoli vite ho attraversato cercando invano il costruttore di questo edificio di ossa e di carne. 
Doloroso è continuare a rinascere.

154    Ma ora ti ho trovato, costruttore, e non ricostruirai mai più questa mia dimora. La trave di colmo è spezzata,le travi sono rotte. Ogni desiderio è estinto e la mente riposa nel nirvana.

155    Coloro che hanno dissipato gli anni della loro giovinezza da vecchi intristiscono come vecchie gru in un lago senza pesci.

156    Giacciono inutili come archi spezzati, rimpiangendo il passato. 

12    Te stesso

 157    Se ti ami, osservati. Veglia durante una parte della notte.

158    Prima di mostrare il cammino ad altri consolidalo in te, se vuoi evitare la sofferenza.

159    Pratica ciò che predichi. Prima di cercare di correggere gli altri fa una cosa più difficile: correggi te stesso.

160    Tu sei il tuo solo maestro. Chi altro può guidarti? Diventa padrone di te stesso e scopri il tuo maestro interno.

161    L’inconsapevole è spezzato dal male che lui stesso fa,come una pietra è spezzata da un diamante.

162    E’ soffocato dal male che lui stesso fa come un albero è soffocato da un rampicante. Da sé si riduce in uno stato che solo il suo peggior nemico potrebbe augurargli.

163    E’ difficile fare ciò che ci è veramente d'aiuto. E’ facile fare del male, fare ciò che ci nuoce.

164    L’inconsapevole si fa beffe della saggezza, deride coloro che seguono la via della consapevolezza e si perde in false dottrine. Il frutto delle sue azioni è la sua rovina, come avviene per la canna di khattaka, che muore dopo aver fruttificato.

165    Facendo del male, tu stesso ti corrompi. Ma facendo del bene, tu stesso ti purifichi. Tu sei la fonte di ogni purezza e di ogni impurità. Nessuno può purificare un'altra persona.

166    Non trascurare il tuo compito per intraprenderne un altro, per quanto grande possa essere. Scopri il tuo compito e dedicati a esso con tutto il cuore.

 13         Il mondo

167    Non perderti nell'inconsapevolezza, nelle false dottrine, nelle abitudini del mondo.

168    Svegliati, sii consapevole. Segui gioiosamente la via della virtù in questa vita e oltre.

169    Non seguire la via dell'errore. Segui gioiosamente la via della virtù in questa vita e oltre.


170    Questo mondo è una bolla di schiuma, un miraggio. Coglilo nella sua realtà e renditi invisibile alla morte.

171    Questo mondo è un carro regale dipinto a vivaci colori. L’inconsapevole vi si perde. Ma il saggio resta distaccato.

172    Quando una persona si risveglia alla consapevolezza, essa illumina il mondo come la luna che emerge da dietro le nubi.

173    Quando una persona lascia l'errore per la virtù, essa illumina il mondo come la luna che emerge da dietro le nubi.

174    Il mondo è cieco, ben pochi hanno occhi per vedere. Ben pochi sono gli uccelli che sfuggono alla rete e spiccano il volo.

175    Come i cigni si innalzano e volano verso il sole, sorretti da una forza invisibile, così i saggi spiccano il volo da questo mondo, lasciandosi alle spalle il desiderio e l'illusione.

176    Se credi che questo sia l'unico mondo, se ti fai beffe della verità e violi la legge eterna, non c'è errore che tu non possa commettere.

177    Un avaro non entrerà mai nel regno dei cieli. La generosità non è importante  per l'inconsapevole. Ma il saggio trova la sua gioia nel condividere.

178    Meglio del possesso del mondo intero, meglio del paradiso, meglio del dominio su tutti i mondi è compiere il primo passo sulla via del risveglio.

14        Il risvegliato

179    L’invincibile, colui che si è risvegliato, infinita consapevolezza che non lascia tracce, da quali parole può essere descritto?

180    La rete velenosa del desiderio non ha più potere su di lui.

181    Si è ridestato.É libero, consapevole, immerso nella luce e nella pace gioiosa della meditazione.
    Anche gli dei lo invidiano.

182    Difficile è ottenere di nascere come essere umano, più difficile vivere umanamente, ancora più difficile incontrare il dharma ed estremamente difficile risvegliarsi.

183    L’insegnamento di coloro che si sono risvegliati è: evita il male, fa il bene, purifica la tua mente.

184    Alla fine del cammino, la liberazione. Durante il cammino, coltiva la pazienza che sa attraversare ogni sofferenza.Non opprimere e non causare dolore ad alcuno.

185    Non ferire alcuno con parole o con atti. Vivi semplicemente, mangia con moderazione, coltiva la solitudine, purifica la tua mente.Questo è l'insegnamento dei Buddha.

186    Il desiderio di piacere non è saziato neppure da una pioggia d'oro.Il saggio sa che per ogni goccia di piacere esso porta con sé un bagno di dolore.

187    Il desiderio di piacere non è saziato neppure da tutte le gioie celesti. Perciò il discepolo del Buddha trova la sua gioia solo nel bruciare ogni desiderio.

188    Spinti dalla paura, gli uomini cercano rifugio negli eremi montani e nelle foreste, presso sacri alberi e templi.

189    Ma nessuno di questi luoghi è un rifugio sicuro. Nessuno di essi ti mette al riparo dalla sofferenza.

190    Prendi rifugio nel Buddha, nella legge eterna, nella comunità dei ricercatori. Comprendi le quattro nobili verità:

191    La sofferenza, l'origine della sofferenza, la cessazione della sofferenza e il nobile ottuplice cammino che porta alla cessazione della sofferenza.

192    Questo è un rifugio sicuro.Questo è un rifugio che ti mette al riparo dalla sofferenza.

193    Rari sono coloro che si risvegliano. Fortunata è la casa dove nasce un Buddha.

194    Benedetta è la nascita del Buddha,benedetto il suo insegnamento,benedetta la comunità dei ricercatori,
    benedetta la loro concordia e determinazione.

195    E benedetto è chi onora il Buddha e i suoi discepoli, chi onora colui che ha trasceso tutti i mali e attraversato il fiume della sofferenza.

196    Incalcolabile è il merito di chi onora colui che ha trasceso la paura e raggiunto la liberazione.


15        La gioia

197    Vivi nella gioia, vivi nell'amore,libero dall'odio anche fra coloro che odiano.

198    Vivi nella gioia, vivi nella salute,libero dalla malattia anche fra coloro che sono malati.

199    Vivi nella gioia, vivi nella serenità, libero dall'ansia anche fra coloro che sono ansiosi.

200    Vivi nella gioia, vivi senza possedere nulla, nutrendoti di gioia come gli dei risplendenti.

201    La vittoria si lascia dietro una scia di odio, perché il vinto soffre. Abbandona ogni pensiero di vittoria e sconfitta e vivi nella pace e nella gioia.

202    Non c'è fuoco come la passione, non c'è malattia come l'odio, non c'è dolore come l'esistere nella separazione, non c'è gioia come la pace.

203    L’avidità è il massimo dei mali, il desiderio è la massima sofferenza.L’estinzione di ogni desiderio
    è la gioia più alta.

204    La salute è il massimo bene, la semplicità è la più grande ricchezza, la fiducia è la miglior compagna, il nirvana è la gioia più alta.

205    Assapora la dolcezza della meditazione nella solitudine e nella pace. Bevi il nettare del dharma e liberati da ogni paura e attaccamento.

206    Gioioso è guardare il volto del Buddha, gioioso è vivere in compagnia dei saggi. Beato chi fugge la compagnia degli inconsapevoli.

207    Lungo e doloroso è viaggiare in compagnia degli inconsapevoli, come viaggiare con un nemico.Gioioso è trovare nei saggi la propria famiglia.

208    Perciò segui il cammino dei saggi,dei risvegliati, dei pazienti, dei risplendenti, di coloro che vivono dell'amore e nella virtù,come la luna segue il cammino delle stelle.



16         Il piacere

209    Non lasciare che la ricerca del piacere ti distragga dalla meditazione e dal tuo stesso bene.

210    Va al di là del piacere e del dispiacere. Sia cercando il piacere sia fuggendo il dispiacere alimenti la sofferenza.

211    Non attaccarti a nulla.La perdita di ciò a cui sei attaccato è sofferenza. Chi non nutre attaccamento né avversione è libero.

212    Ogni desiderio è fonte di dolore e di paura. Liberati dal desiderio e non conoscerai dolore né paura.

213    Ogni piacere è fonte di dolore e di paura. Liberati dal piacere e non conoscerai dolore né paura.

214    Ogni avidità è fonte di dolore e di paura. Liberati dall'avidità e non conoscerai dolore né paura.

215    Ogni passione è fonte di dolore e di paura. Liberati dalle passioni e non conoscerai dolore né paura.

216    Ogni attaccamento è fonte di dolore e di paura. Liberati dall'attaccamento e non conoscerai dolore né paura.

217    Tutti amano chi è virtuoso e saggio,saldo nel cammino, sincero e devoto ai suoi compiti.

218    Colui la cui sola nostalgia è l'ineffabile, la cui coscienza è desta e il cui cuore è libero da ogni desiderio
viene detto uddhamsoto, “uno che ha risalito la corrente”.

219    Con gioia amici e parenti accolgono chi ritorna dopo lungo tempo da terre lontane.

220 Con la stessa gioia le tue buone azioni ti accolgono all'ingresso nella tua prossima vita.


17         L’ira

221    Abbandona l'ira, abbandona l'orgoglio, liberati da ogni attaccamento. Chi non si appropria di nulla,
chi non è legato ai nomi e alle forme va al di là della sofferenza.

222    Controlla la rabbia come un buon auriga governa il suo carro impazzito.

223    Vinci l'ira con la delicatezza, la cattiveria con la bontà, l'avarizia con la generosità, la menzogna con la verità.

224    Sii sincero, non lasciarti trascinare dall'ira, condividi ciò che hai, anche se. è poco.Queste tre chiavi aprono la porta del cielo.

225    Sii padrone del tuo corpo, non ferire alcun essere e raggiungerai l'eterna dimora al di là della sofferenza.

226    Sii costantemente consapevole, osservati notte e giorno, cerca soltanto la liberazione e ogni impurità si dissolverà.

227    C'è un vecchio detto: “La gente ti biasima se taci, ti biasima se parli troppo e ti biasima se parli troppo poco”. Nessuno sfugge al biasimo.

228    Il mondo trova sempre modo di mescolare il biasimo alla lode.Così è sempre stato e sempre sarà.

229    Ma chi oserà biasimare l'uomo saggio e virtuoso,meditativo e immacolato?

230    Egli splende come oro puro. Perfino gli dei lo lodano.

231    Osserva il manifestarsi  dell'ira nel tuo corpo.Sii padrone del tuo corpo, abitalo con purezza.

232    Osserva il manifestarsi dell'ira nelle tue parole. Sii padrone delle tue parole,abitale con purezza.

233    Osserva il manifestarsi dell'ira nei tuoi pensieri. Sii padrone dei tuoi pensieri,abitali con purezza.

234    Padrone del proprio corpo, delle proprie parole, dei propri pensieri, il saggio è padrone di sé.

18     L’impurità

235    Sei ora come una foglia secca, i messaggeri della morte ti sono vicini.Stai per partire per un lungo viaggio e non hai fatto alcun preparativo.

236    Fa di te stesso un'isola, affrettati, sii saggio. Dissolvi ogni impurità e raggiungi il cielo degli eletti.

237    La tua vita è prossima alla fine, sei giunto in presenza della morte. Non ci sono soste in questo viaggio
    e non hai fatto alcun preparativo.

238    Fa di te stesso un'isola, affrettati, sii saggio. Dissolvi ogni impurità e va al di là della nascita e della morte.

239    A poco a poco, come il gioielliere separa le impurità dall'argento,così il saggio si libera di ogni impurità.

240    Sei consumato dal male che fai come il ferro é corroso dalla propria ruggine.

241    Una pecca è l'oblio dei sacri testi, una pecca l'abbandono della casa,  una pecca la pigrizia del corpo, una pecca il sonno della sentinella.

242    Una pecca nella donna è la condotta lasciva, una pecca in chi dona è l'avarizia,  una pecca in questa e nella prossima vita è il male fatto.

243    Ma la pecca più grande  è l'ignoranza. 0 bhikshu!  Liberati di quella macchia e sarai libero da ogni macchia.

244    La vita è facile per chi è senza vergogna, impudente come un corvo, arrogante, corrotto ed egoista.

245    Più difficile è vivere nella modestia, nella purezza, disinteressatamente e saggiamente.

246    Chi uccide, mente, ruba, chi commette adulterio,

247    Chi si ubriaca, scava la propria fossa in questa stessa vita.

248    Non lasciare che l'avidità e una vita vissuta male ti precipitino a lungo nella sofferenza.

249    Chi invidia ciò che è dato a un altro perde la propria pace giorno e notte.

250    Sradica in te lo spirito dell'invidia e vivi in pace giorno e notte.

251    Nessun fuoco brucia come la passione, nessun cappio strangola come l'odio,  nessuna rete è più tenace dell'illusione,  nessun torrente più impetuoso del desiderio.

252    É facile vedere i difetti altrui,  più difficile vedere i tuoi. Vagli i difetti degli altri come la pula, i tuoi li nascondi come un baro nasconde un lancio perdente.

253    Ergendoti a censore dei difetti altrui moltiplichi i tuoi. In questo modo sei ben lontano
    dal liberarti delle tue impurità.

254    Non c'è alcuna via nel cielo, la via è dentro di te. Gli uomini cercano la felicità  nei propri attaccamenti.    Il Tathagata, “colui che cammina nel semplice essere-così”, è libero da ogni attaccamento.

255    Non c'è alcuna via nel cielo, la via è dentro di te. Non c'è nulla di eterno nel mondo fenomenico, ma immutabile è la coscienza del Buddha.

19       Il seguace del dharma

256    Se cerchi di realizzare i tuoi fini con la forza  non sei sulla via del dharma.Il saggio esamina attentamente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

257    Nel guidare gli altri  non si serve della forza, è giusto e imparziale. Egli viene detto “guardiano della legge”.
258    Un uomo non è un saggio perché sa parlare. Saggio è chi è paziente,libero dall'odio e dalla paura.

259    Non è un “custode della legge” perché sa parlare. L’uomo che, pur conoscendo poco le scritture,
    vive il dharma nel proprio corpo e non se ne discosta, questi è un vero “custode della legge”.

26o    Non bastano i capelli bianchi a fare del vecchio un saggio.Molti invecchiano invano.

261    Il vero anziano è colui in cui abitano verità, giustizia, non-violenza e autocontrollo, saggezza e purezza.

262    Né le belle parole né il bell'aspetto  possono rendere bella  una persona invidiosa, avida e falsa.

263    Sradica in te queste erbacce, coltiva la saggezza e la purezza e la tua bellezza risplenderà da sé.

264    Non basta il capo rasato a fare un asceta di chi è bugiardo e indisciplinato. Come può essere un asceta
    chi è schiavo dei propri desideri e attaccamenti?

265    Asceta è chi è pronto a sradicare in sé ogni impurità e ad acquietare la mente.

266    Non basta vivere di elemosina per essere un bhikshu, un monaco mendicante.Bhikshu è chi vive il dharma nella sua totalità.

267    Bhikshu è chi vive  nella purezza e nella consapevolezza, al di là del merito e dei demerito.

268    Non basta il silenzio a fare un saggio di chi è inconsapevole e ignorante.

269    Saggio è colui che tiene in mano  la bilancia del bene e del male, che soppesa e sceglie.

270    Nobile è colui che non fa del male ad alcuna creatura vivente.

271    Non è grazie ai voti  e ai precetti morali, né alla sapienza, né alla pratica della meditazione, né alla castità e alla solitudine,

272 che puoi ottenere la beatitudine della liberazione, irraggiungibile da chi è prigioniero del mondo.0 bhikshu!  Non fermarti finché non avrai sradicato in te ogni impurità.


20         Il cammino

273    Il cammino più alto è il cammino ottuplice. La verità più alta è espressa dalle quattro nobili verità. Lo stato di coscienza più alto è il non-attaccamento. La condizione umana più alta è quella di chi è capace di vedere.

274    Questo è il cammino che purifica la visione. Seguilo, se vuoi trascendere la morte.

275    Seguendo questo cammino  metterai fine alla sofferenza. Questo è il cammino che insegno da quando ho estratto da me la freccia della sofferenza.

276    Ma lo sforzo è tuo. I Tathagata possono solo indicare la via.Percorrila, medita e liberati dalla schiavitù  del desiderio e della morte.

277    “Ogni cosa esistente è impermanente”. Comprendendo ciò, vai al di là della sofferenza. Questo è il cammino della purezza.

278    “L’esistenza è sofferenza”.Comprendendo ciò,vai al di là della sofferenza.Questo è il cammino della purezza.

279    “Nessun essere è dotato di un sé”.Comprendendo ciò,vai al di là della sofferenza.Questo è il cammino della purezza.

280    Se, benché giovane e forte, non ti alzi quando è il momento di alzarti, se sei pigro e inerte, se sei irresoluto e pieno di pensieri futili, non troverai il cammino della saggezza.

281    Sii padrone delle tue parole, sii padrone dei tuoi pensieri, non nuocere ad alcuno con il tuo corpo.   Quando queste tre vie sono aperte raggiungi il cammino insegnato dai saggi.

282    Meditando coltivi la saggezza, trascurando la meditazione la lasci deperire.Vedendo chiaramente questi due cammini,volgi i tuoi passi verso la saggezza crescente.

283    Taglia l'intera foresta del desiderio, non il singolo albero: il pericolo si annida nella foresta. Tagliati gli alberi e il sottobosco, o bhikshu, sei sulla via della liberazione.

284    Finché c'è in te una traccia di desiderio sessuale, la tua mente resta attaccata alla vita come un vitellino lattante alla madre.

285    Taglia ogni autocompiacimento come coglieresti un fiore di loto autunnale e percorri la via della pace
    insegnata dai Beati.

286    “Qui avrò la mia dimora estiva, qui quella invernale, qui quella per la stagione delle piogge.” Cosi l'inconsapevole fa progetti, senza soffermarsi un attimo sull'imprevedibilità della morte.

287    Ma, come un'alluvione trascina via  un villaggio addormentato, la morte lo rapisce,  intossicato dall'attaccamento  ai suoi figli e ai suoi beni.

288    Né figli, né genitori, né parenti, possono proteggerti quando vieni afferrato dalla morte.

289    Comprendendo ciò,  affrettati a sgomberare la via che conduce alla liberazione.


21         Versi vari

290    Se abbandonando un piacere minore  ti apri a un piacere immensamente più grande,  lascia il primo per andare verso il secondo.

291    Non costruire la tua felicità sulla sofferenza di un'altra persona o resterai invischiato nella rete dell'odio.

292    Tralasciando di fare ciò che devi, facendo ciò che non devi, agendo sconsideratamente e con arroganza, ti immergi sempre più nell'oscurità.

293    Ma, se sei sveglio, costantemente consapevole del tuo corpo, se fai energicamente ciò che devi fare,
    se ti astieni da ciò che non devi fare, ogni impurità si dissolve.

294    Il risvegliato è senza macchia, anche se dovesse in passato aver ucciso suo padre e sua madre, due re guerrieri e un regno con tutti i suoi sudditi.

295    Il risvegliato è senza macchia, anche se dovesse in passato avere ucciso suo padre e sua madre, due re santi  e un uomo illustre.

296    I discepoli di Gautama sono costantemente svegli e consapevoli. Giorno e notte la loro attenzione    è concentrata sul Buddha.

297    I discepoli di Gautama  sono costantemente svegli e consapevoli. Giorno e notte la loro attenzione  è concentrata sul dharma.

298    I discepoli di Gautama sono costantemente svegli e consapevoli. Giorno e notte la loro attenzione  è concentrata sulla comunità dei ricercatori.

299    I discepoli di Gautama  sono costantemente svegli e consapevoli. Giorno e notte meditano sul corpo.

300    I discepoli di Gautama  sono costantemente svegli e consapevoli. Giorno e notte trovano la loro gioia
    nella compassione.

301    I discepoli di Gautama sono costantemente svegli e consapevoli. Giorno e notte trovano la loro gioia
    nella meditazione.

302    É difficile la vita dell'asceta ed è difficile vivere nel mondo. Doloroso è vivere in mezzo agli inconsapevoli,  e vagare nel vortice della vita e della morte. Possa il viaggiatore trovare riposo  e non gettarsi più nella sofferenza.

303    Chi ha fede, virtù, ricchezza e fama è onorato dovunque vada.

304    I virtuosi risplendono da lontano come i picchi dell'Himalaya. Gli uomini senza virtù sono invisibili    come frecce scoccate di notte.

305    Siedi in solitudine. Riposa in solitudine. Abita in solitudine.In solitudine diventa padrone di te stesso
e gioisci dell'estinzione dei desideri.

22         La caduta

306    Colui che afferma il falso, e colui che nega ciò che ha fatto entrambi, dopo la morte,  precipitano nello stesso stato nell'altro mondo.

307    Molti indossano l'abito giallo,  ma si comportano in maniera  irresponsabile ed egoistica.Costoro rinascono all'inferno.

308    E meglio per un tale bhikshu ingoiare una palla di ferro rovente che vivere della carità dei fedeli.

309    Chi commette adulterio perde meriti, sonno, onore  e infine precipita nell'oscurità.

310    Perdita di meriti, il rischio di una pesante condanna, la discesa nel buio: ben misero è il piacere di un uomo spaventato fra le braccia di una donna spaventata.

311    Ma, come anche un filo d'erba maneggiato male può tagliarti, così anche l'ascetismo vissuto male  può precipitarti nell'oscurità.

312    Se agisci sbadatamente, se osservi i voti meccanicamente,se rispetti la regola di castità per paura,    la tua disciplina non dà buoni frutti.

313    Se una cosa va fatta,  falla con tutta la tua energia. il monaco svogliato si copre soltanto di polvere.

314    Non fare il male, che è seguito dalla sofferenza. Fa il bene, che non è seguito dalla sofferenza.

315    Veglia su te stesso come su una città fortificata ai confini del regno. Non lasciare che un solo momento   trascorra nell'inconsapevolezza.  Coloro che si lasciano sfuggire  il momento presente  precipitano nell'oscurità.

316    Coloro che, sviati da false dottrine, si vergognano di ciò di cui non dovrebbero e non si vergognano di ciò di cui dovrebbero precipitano nell'oscurità.

317    Coloro che, sviati da false dottrine, temono ciò che non dovrebbero temere e non temono ciò che dovrebbero temere precipitano nell'oscurità.

318    Coloro che, sviati da false dottrine, vedono il male in ciò che non è male e non vedono il male in ciò che è male precipitano nell'oscurità.

319    Ma chi, vedendo la verità,  sa discernere il bene e il male percorre il cammino ascendente.

23             L’elefante

320    Sopporterò gli insulti del mondo  come l'elefante sopporta le frecce in battaglia,  perché il mondo è spesso malevolo.

321    Domato, l'elefante va in battaglia.   Domato, l'elefante è cavalcato dal re.   Colui che ha domato se stesso  è il migliore degli uomini  e sopporta con pazienza gli insulti del mondo.

322    Eccellenti sono i muli ben addestrati  e i nobili cavalli di Sindhu e i grandi elefanti di Kunjara.   Ma ancora più eccellente  è colui che ha domato se stesso.

323    Poiché la terra mai calpestata  non si raggiunge sul dorso di questi animali,  ma cavalcando il proprio sé domato.

324    Il grande elefante Dhanapala  diventa incontrollabile quando è in calore.   Legato, rifiuta il cibo  e brama solo il ritorno alla foresta.

325    Se sei pigro e goloso,  se ti crogioli nel sonno  come un porco ben sazio,  continuerai a ripercorrere
    il cammino dell'utero  sempre di nuovo.

326    Questa mia mente,  che un tempo vagava a suo piacimento  da un oggetto all'altro,  in balia di ogni capriccio e desiderio,  la dominerò ora  come il mahout guida l'elefante in calore  con la sua asta uncinata.

327    Sii consapevole, osserva i tuoi pensieri.    Sollevati dalla palude  come un elefante sprofondato nel fango.

328    Se incontri un compagno saggio e virtuoso,  condividi con lui il cammino  nella gioia e nella nsapevolezza,  superando ogni ostacolo.

329    Ma, se non trovi un tale compagno,  piuttosto cammina solo,  come un re che ha rinunciato al proprio regno  o come un elefante nella foresta.

330    E meglio vivere soli      che in compagnia degli inconsapevoli. Cammina solo, puro e senza desideri,      come un elefante nella foresta.

331    Felicità è avere amici quando se ne ha bisogno,felicità è condividere la gioia, felicità è avere ben vissuto al momento di morire, felicità è trascendere la sofferenza.

332    Felice è la maternità in questo mondo, felice è la paternità in questo mondo,felice è la vita dell'asceta in questo mondo,felice è la vita del bramino in questo mondo.

333    Felicità è vivere virtuosamente fino a tarda età, felicità è una fede salda, felicità è la conquista della saggezza, felicità è evitare il male.

24     La bramosia

334    Nell'inconsapevole  la bramosia cresce come un rampicante. Egli salta di vita in vita, come una scimmia alla ricerca di frutti  nella foresta salta di albero in albero.

335    Se sei sopraffatto dal veleno  di questo ardente desiderio  la tua sofferenza cresce  rigogliosa come la gramigna.

336    Ma se sottometti la compulsione del desiderio,  difficile da dominare,  la sofferenza scivola via  come una goccia d'acqua su una foglia di loto.

337    Perciò vi esorto,  voi tutti che siete qui raccolti: sradicate il desiderio  come si sradica la gramigna  per trovare la radice di usira,  affinché la morte non vi trascini via  sempre di nuovo,  come un fiume in piena  si porta via le fragili canne  che crescono sulla riva.

338        Perché, come un albero tagliato ricresce sempre di nuovo se la sua radice è intatta, così la sofferenza
si riproduce sempre di nuovo se la radice del desiderio non è stata estirpata.

339        Quando i trentasei torrenti  che scorrono verso i piaceri dei sensi si precipitano tumultuosi e i pensieri sono carichi di passione, la corrente ti trascina via.

340        I torrenti del desiderio scorrono in ogni direzione, il rampicante della bramosia  ricresce continuamente. Appena lo vedi spuntare, sradicalo per mezzo della saggezza.

341        Tutti gli esseri cercano i piaceri dei sensi e vi si attaccano. Abbracciando quei piaceri e inseguendoli,        essi continuano a ripercorrere  il ciclo della nascita e della morte.

342    Spinti dalla bramosia, gli uomini corrono in cerchi come lepri inseguite e la loro sofferenza  si riproduce sempre di nuovo.

343    Spinti dalla bramosia, gli uomini corrono in cerchicome lepri inseguite. Perciò, o bhikshu, se vuoi liberarti delle passioni trascendi il desiderio.

344    Alcuni escono dalla foresta dei desideri mondani solo per addentrarsi nella foresta dei desideri spirituali. Guardali!  Sono liberi e corrono di nuovo verso la schiavitù.

345    Il legame più forte  non è una catena di ferro,  né una morsa di legno, né una fune,  ma l'attaccamento a un gioiello, ai figli, a una donna.

346    Il legame più tenace è quello che, pur essendo morbido, non si scioglie e ti trascina giù. Chi taglia anche questo legame diventa indifferente ai piaceri dei sensi e si ritira dal mondo.

347    Se sei schiavo delle passioni resti prigioniero della corrente del desiderio come un ragno della tela
che lui stesso ha tessuto. Il saggio arresta la corrente del desiderio, e, libero da ogni ansia, va al di là della sofferenza.

348        Abbandona passato, presente e futuro.Attraversa il fiume dell'esistenzae raggiungi l'altra sponda.      La mente completamente libera,  non ricadrai più  nel ciclo della vita e della morte.

349        Se i tuoi pensieri sono carichi di passione, se la tua mente è agitata  dalla ricerca del piacere, i tuoi legami si rafforzano sempre più.

350        Medita. Rendi silenziosa la tua mente. Contempla la sofferenza dell'esistenza fenomenica e taglia i lacci della morte.

351        Colui che ha raggiunto la meta è libero da ogni ansia,  da ogni passione e desiderio.Ha spezzato le frecce della sofferenza e questo è il suo ultimo corpo.

352        Colui che è libero  dalla bramosia e dall'attaccamento,  comprende il significato delle parole  e sa servirsene, viene detto “grande saggio”, “grande uomo”. Questo è il suo ultimo corpo.

353    “Ho vinto, so, sono senza macchia. Ho rinunciato a tutto e, distruggendo il desiderio, mi sono liberato.
    Da solo ho trovato la via.Chi posso chiamare mio maestro?”

254    Il dono del dharma è il dono più grande, il sapore del dharma è il sapore più dolce,  la gioia del dharma è la gioia più grande. L’estinzione del desiderio è la fine di ogni sofferenza.

255    La sete di ricchezza  schiaccia l'inconsapevole,  non chi è proteso verso l'altra sponda. Cercando la ricchezza l'inconsapevole distrugge se stesso e gli altri.

256    Come le erbacce soffocano i campi,  le passioni soffocano la natura umana.  Perciò onora chi è libero dalle passioni.

257    Come le erbacce soffocano i campi, l'odio soffoca la natura umana. Perciò onora chi è libero dall'odio.

258    Come le erbacce soffocano i campi,l'illusione soffoca la natura umana. Perciò onora chi è libero dall'illusione.

259    Come le erbacce soffocano i campi, il desiderio soffoca la natura umana. Perciò onora chi è libero dal desiderio.



25         Il bhikshu

360    Sii padrone dei tuoi occhi, delle tue orecchie,  del tuo naso, della tua lingua.

361    Sii padrone del tuo corpo, delle tue parole, dei tuoi pensieri; sii padrone di te stesso in ogni situazione   e sarai libero dalla sofferenza.

362    Chi è padrone delle proprie mani, dei propri piedi  e della propria lingua,chi è perfettamente padrone di sé  e gioisce della meditazione e della solitudine, questi è un vero bhikshu.

363    Dolce è ascoltare quel bhikshu che è padrone della propria lingua, che parla con saggezza e senza arroganza    e illumina lo spirito del dharma.

364    Se il dharma è la tua gioia, la tua meditazione, la tua devozione, non smarrirai mai il cammino del dharma.

365    Accetta di buon grado ciò che ti è dato e non invidiare ciò che è dato ad altri. Non lasciare che l'invidia turbi la tua meditazione.

366 Anche gli dei lodano quel bhikshu che accetta di buon grado ciò che gli è dato, per quanto poco sia, e vive con purezza e totalità.

367    É un vero bhikshu colui  che non si identifica con alcun nome o forma, che non si appropria di nulla e non si rattrista per ciò che non c'è.

368    Vivi nell'amore e nella serenità,  segui fiducioso il cammino del Buddha  e raggiungi il luogo di pace  dove l'esistenza è a riposo.

369    Svuota la tua barca, o bhikshu,  rendila più leggera.  Abbandona le passioni e l'odio  e naviga verso la libertà.

370    Elimina i cinque ostacoli,  liberati dei cinque attaccamenti,  sviluppa le cinque virtù.  Chi si è liberato dei cinque legami  è detto oghatinnoti,  “uno che ha attraversato la corrente”.

371    Medita, o bhikshu,  non essere negligente.  Non smarrirti nella ricerca del piacere,n ingoiare la palla di ferro rovente  per poi gridare di dolore.

372    Non c'è meditazione  senza profonda percezione,  non c'è profonda percezione  senza meditazione.  Quando entrambe sono presenti,
    sei prossimo al nirvana.

373    Sovrumana è la beatitudine di quel bhikshu  che penetra nella casa vuota  con la pace nel cuore  e coglie l'essenza del dharma.

374    Contemplando il sorgere e lo svanire  degli elementi dell'esistenza fenomenica,  gioisci realizzando l'eterno.

375    Questi sono i primi passi del cammino:  padronanza dei sensi,  semplicità,  pratica degli insegnamenti,  coltivare amicizie pure, virtuose, attive.

376    Vivi l'amicizia e svolgi i tuoi compiti. La tua felicità diverrà sempre più profonda e metterà fine alla sofferenza.

377    Lascia cadere le passioni e l'odio come il gelsomino lascia cadere i suoi fiori appassiti.

378    Indifferente agli allettamenti del mondo, metti pace nel tuo corpo, metti pace nelle tue parole, metti pace nei tuoi pensieri.

 379    Risvegliati da te, sii l'osservatore di te stesso. Consapevole e autonomo, vivi felice.

380    Tu sei il tuo maestro. Tu sei il tuo rifugio. Guida te stesso come un mercante controlla un cavallo focoso.

381    Vivi nella gioia, segui fiducioso il cammino del Buddha e raggiungi il luogo di pace    dove l'esistenza è a riposo.

382    Il giovane bhikshu che intraprende il cammino del dharma illumina il mondo come la luna che emerge da dietro le nubi.

26     Il bramino

383    O bramino, con tutta la tua energia argina la corrente del desiderio, allontana da te i piaceri dei sensi. Riconoscendo la fine di ogni cosa che ha un'origine, realizza l'increato.

384    Raggiungi l'altra sponda  attraverso la meditazione e la percezione profonda, dissolvi ogni vincolo grazie alla conoscenza della verità.

385    Va al di là di questa e dell'altra sponda,
    va al di là d'ella paura e di ogni vincolo.

386    Colui che medita, è libero dalle passioni, è centrato, assolve i suoi compiti, è senza macchia e ha raggiunto il bene più alto, questi è un bramino.

387    Il sole splende di giorno, la luna splende di notte, il guerriero splende nella sua armatura, il bramino splende in meditazione. Ma il Buddha splende radioso giorno e notte.

288    Bramino è chi ha lasciato cadere ogni male, asceta è chi vive in serenità, eremita è chi ha eliminato ogni impurità.

389    Nessuno aggredisca un bramino, ma questi, se è aggredito, non si adiri. Guai a colui che aggredisce un bramino, ma ancor più al bramino che riversa la sua ira sull'aggressore.

390    Non lasciare che la tua mente si attacchi al piacere. Liberando la tua mente da ogni desiderio di ferire,
    avvicini per te la fine della sofferenza.

391    Non ferire con le tue azioni, con le tue parole e con i tuoi pensieri. Sii padrone di te sotto questi tre aspetti.

392    Come un bramino onora il fuoco del sacrificio, così onora colui dalle cui labbra puoi apprendere il dharma del perfetto illuminato.

393    Né la capigliatura arruffata, né la casta, né la trasmissione ereditaria fanno il bramino.Bramino è colui che vive nella verità, nella purezza e nel dharma.

394    Vani, o sciocco, sono i capelli arruffati e la pelle di daino. All'esterno ti atteggi alla purezza e all'interno sei nell'oscurità.

395    Bramino è chi medita in solitudine nella foresta, vestito di stracci, emaciato, con le vene in rilievo.

396    Non è la nascita o la ricchezza  a fare il bramino. É un bramino chi non possiede nulla e non si attacca a nulla.

397    Bramino è chi ha spezzato ogni catena, non trema, è andato al di là di ogni attaccamento, è totalmente libero.

398    Bramino è l'illuminato che ha tagliato ogni fune e correggia, ha sciolto i lacci,  ha rovesciato il giogo,    ha spezzato le sbarre.

399    Benché innocente, sopporta senza rancore offese e persecuzioni. La forza del suo spirito è il suo esercito.

400    L’ira non lo tocca.  Non devia mai dal suo cammino.  E puro, senza desideri  e padrone di sé.Vive nel suo ultimo corpo.

401    Su di lui il piacere scivola via  come una goccia d'acqua su una foglia di loto  o come un seme di senape sulla punta di un ago.

402    E arrivato alla fine del viaggio,  ha deposto il fardello della sofferenza,  è libero da ogni attaccamento.

403    La sua saggezza è profonda,  sa discernere il giusto cammino,  ha raggiunto la meta suprema.

404    Sia fra i monaci  sia fra coloro che vivono nel mondo  resta nella sua solitudine.  I suoi bisogni sono pochi.

405    Non esercita la violenza su alcuna creatura, mobile o immobile, non uccide e non causa la morte  di alcun essere.

406    Si muove amorevolmente  in mezzo all'ostilità,  pacificamente fra coloro che agitano il bastone,   distaccato fra gli avidi.

407    In lui l'odio, le passioni, l'orgoglio, l'invidia sono caduti  come un seme di senape cade dalla punta di un ago.

408    Le sue parole sono veritiere, ma non dure, sono chiare, ma non offendono.

409    Non si appropria di ciò che non gli viene dato, buono o cattivo che sia, grande o piccolo.

410    Non desidera nulla per sé   né in questo, né nell'altro mondo. É libero da ogni desiderio e attaccamento.

411    Libero dal desiderio, libero dal dubbio, ha raggiunto la profondità dell'eterno.

412    Al di là dell'attaccamento  al merito e al demerito, al di là delle passioni, al di là della sofferenza,    al di là di ogni impurità.

413    In lui la sete dell'esistenza si è spenta.E puro, sereno, imperturbabile, splendente come la luna.

414    Ha percorso il fangoso cammino delle rinascite e dell'illusione, difficile da lasciare, ed è andato oltre,
    ha raggiunto l'altra sponda. Libero da ogni dubbio e desiderio, ha trovato la pace.

415    In lui la sete dell'esistenza si è spenta. Ha lasciato i piaceri dei sensi, ha lasciato la casa.

416    In lui la sete dell'esistenza si è spenta. Ha abbandonato ogni attaccamento, è divenuto un viandante.

417    Distaccato dalla cose umane, distaccato dalle cose divine, nulla più lo lega.

418    Ha lasciato il piacere e il dispiacere, non c'è più in lui alcun seme di un ritorno all'esistenza, ha conquistato tutti i mondi.

419    Senza attaccamento contempla  il nascere e il morire di ogni cosa.  Si è risvegliato.

420    Il suo cammino è ignoto  agli uomini, agli spiriti e agli dei.  É senza macchia, è illuminato.

421    Non possiede nulla  e non ha bisogno di nulla. Per lui non c'è più passato, presente o futuro.

422    É il saggio, il vittorioso, l'eroe senza macchia che ha trasceso la paura e il desiderio, il risvegliato.

423    Ricorda le sue precedenti dimore, conosce il cielo e l'inferno. La sua saggezza è perfetta.  É giunto alla fine del viaggio. Ha fatto tutto ciò che doveva fare. É divenuto uno con la totalità dell'esistenza.

DHAMMAPADA - Il dito che indica la luna (1)

IL LIBRO PIÙ AMATO DAL CANONE BUDDISTA

Tra storia e leggenda

Gautama Buddha visse nel VI secolo a.C., un'epoca di straordinario fermento intellettuale e spirituale in tutto il mondo antico. All'incirca negli stessi anni in Cina due giganti del pensiero e della coscienza, Lao-Tze e Confucio, danno forma a quelle che resteranno nel corso dei millenni le caratteristiche fondamentali della riflessione filosofica, della cultura, dell'arte e della religione cinese.  In Grecia i filosofi presocratici gettano le basi del pensiero filosofico e scientifico di tutto l'Occidente.  In India ferve una ricerca filosofica e spirituale intensa, con grandi centri di sapere, innumerevoli scuole e accesi dibattiti, e nascono più o meno contemporaneamente in questi anni il buddismo e il jainismo, le altre due grandi religioni indiane oltre all'induismo, che vanta già una storia millenaria.
Nel vasto alveo di quest'ultima religione, a partire più o meno dal 1000 a.C., accanto alla tradizione vedica e braminica, si è andata sviluppando un'importante corrente mistica, che trova espressione nei testi delle Upanishad.  Ed è a questo mondo culturale, in particolare al mondo dei 'saggi della foresta' upanishadici, che appartengono i concetti fondamentali di cui Buddha si serve nel suo insegnamento.  In questo senso si può dire che egli sia stato non tanto portatore di una nuova visione, quanto di un approccio esperienziale dotato di una nuova freschezza e universalità, un approccio rivolto a tutti coloro che erano disposti a metterlo in pratica anziché a una ristretta cerchia di asceti e di mistici.  Con il tempo questo seme si svilupperà in un immenso albero dai rami ampiamente diversificati (che vanno, per esempio, dal tantrismo tibetano allo Zen giapponese) e tuttora vitali.  Non solo all'ombra di esso vive la propria vita religiosa gran parte dell'Oriente, ma negli ultimi decenni, esso ha incominciato a esercitare un'influenza importante anche su certe frange d'avanguardia della cultura occidentale.
Che cosa sappiamo della vita di Buddha?  Come quella di tutti i fondatori di grandi religioni, essa è ampiamente circondata di leggende.  Ma abbiamo ragione di ritenere che queste leggende contengano un nocciolo di verità e alludano a una personalità storica relativamente ben individuata.
La figura storica è quella del principe Siddhartha Gautama, nato nel 563 a.C., figlio del sovrano dei piccolo regno del clan Shakya, ai piedi dell'Himalaya, nella regione che è oggi al confine fra l'India e il Nepal.  Era a quei tempi una regione prospera, a cavallo delle vie commerciali di accesso alla valle del Gange, che doveva quindi conoscere un notevole sviluppo urbano.
Buddha perciò crebbe in un ambiente ricco e raffinato, a contatto con quanto di meglio la cultura dei suoi tempi poteva offrire' Da questo mondo si staccò per diventare un 'monaco mendicante' (bhikkhu) e trascorse la seconda 1 arte della propria vita in estrema semplicità, viaggiando per l’India e insegnando il cammino dei risveglio (Buddha è un appellativo che significa appunto 'risvegliato') a tutti coloro che si raccoglievano intorno a lui.  Morì verso il 483 a.C.
Questo, a grandi linee, il nocciolo storico.  Il resto di ciò che ci è stato tramandato di lui, appartiene piuttosto alla sfera del mito e della leggenda, e va in gran parte letto in chiave simbolica piuttosto che fattuale.  Alcune leggende sono tuttavia significative e costituiscono suggestive illustrazioni del suo insegnamento.
Una di queste, è la storia secondo cui il giovane principe sarebbe stato tenuto accuratamente al riparo da ogni contatto con tutto ciò che nella vita umana costituisce debolezza, infermità, bruttezza, sofferenza.  Per anni fu tenuto lontano da ogni esperienza riguardante la malattia o la morte.  Ma un giorno egli convinse il suo auriga a portarlo a fare un giro fuori dalle mura del palazzo.  In questa gita si imbatté prima in un malato, poi in una vecchia, poi in un cadavere.  Questi incontri furono per lui una specie di rivelazione.  Questa era dunque la realtà sottostante alle dorate apparenze della sua vita di svaghi e di piaceri.  Il quarto incontro fu con un bhikkhu immerso in meditazione. L’immagine di quell'uomo restò impressa nella memoria del principe Siddhartha e fu come un presentimento del cammino che lui stesso avrebbe più tardi intrapreso.
 
Un'altra storia suggestiva riguarda l'illuminazione, il momento del risveglio.  Lasciata la casa paterna, Siddhartha visse per anni nelle foreste, praticando forme estreme di ascetismo.  Era questa una nobile e antica tradizione di ricerca spirituale: per ottenere la liberazione dalla ruota karmica, che ci tiene vincolati all'esistenza condizionata, e prigionieri della sofferenza, occorre andare al di là di ogni attaccamento, e questo era appunto il senso delle pratiche ascetiche degli eremiti della foresta.  Siddhartha, si dedicò dunque con estremo rigore a queste pratiche, digiunando, dormendo sulla nuda terra, meditando incessantemente, fino a ridursi allo stremo delle forze e a un soffio dalla morte.  Invano, malgrado tutti i suoi sforzi, la porta della liberazione restava ostinatamente chiusa.  Finché giunse a perdere ogni speranza.  Capace appena di trascinarsi, si sedette ai piedi di un albero.  Tutto era vano.  Cessato ogni sforzo, caduto anche il desiderio della liberazione, si abbandonò semplicemente al puro 'esserci'.  Senza più cercare nulla, senza più sperare nulla, senza più desiderare nulla, Siddhartha semplicemente restò seduto ai piedi dell'albero. Era la notte della prima luna piena di primavera.  Una giovane contadina, scambiando quella figura per un dio, gli portò delle offerte di cibo.  Poiché il suo digiuno non aveva più ragione di essere, Siddhartha mangiò, possiamo immaginare con un sano appetito.  E restò seduto.  In quell'abbandono una pace sconosciuta lo avvolse.  La sua coscienza divenne un lago limpido e immobile, uno specchio vuoto.  E quando la stella del mattino sorse sopra l'orizzonte egli non c'era più.  La fiamma dell'esistenza separata si era spenta in lui.  Ciò che pulsava in lui era il cuore dell'esistenza stessa. 1 suoi occhi erano diventati finestre sull'infinito.  Non c'era più in lui alcuna resistenza all'infinita danza della vita/morte/vita.  Nulla che si ponesse come separato rispetto al tutto.  Non c'era più un io, ma solo una presenza, Buddha, 'il risvegliato'.

Secondo una leggenda sarebbe stato il dio creatore stesso, Brahma, a convincere Gautama Buddha a prendere la via dell'insegnamento, a cercare di indicare agli esseri umani il cammino della liberazione che egli aveva trovato.  Questo divino intervento allude a una certa paradossale situazione in cui Buddha, come i mistici di ogni luogo e di ogni tempo, venne a trovarsi.  All'esperienza sublime che trascende ogni esperienza, si accompagna la chiara realizzazione che questa perfetta beatitudine è la natura intrinseca di tutti gli esseri.  Ogni essere umano, ogni essere senziente, è potenzialmente un Buddha. É un Buddha addormentato, un Buddha in attesa di svegliarsi.  Il passo che conduce dalla sofferenza alla gioia è brevissimo, anzi, non è nemmeno un passo.  E la beatitudine del Buddha è tanto grande, che vuole essere condivisa, trabocca, si riversa naturalmente verso tutti gli esseri viventi.  Come non condividere con tutti questo destino sublime che appartiene loro di diritto?
Eppure, nello stesso tempo, e qui sta il paradosso, come condividerlo?  Come comunicare un'esperienza che sta del tutto al di fuori della mente, una realtà che può solo essere sperimentata in uno spazio di non-mente?  Con quali parole esprimere l'inesprimibile, quando la mente a cui il linguaggio appartiene è l'ostacolo stesso all'esperienza che si vuole comunicare?  Ogni illuminato, a quanto pare, si trova di fronte a questo dilemma.  Il grande mistico cinese Lao-Tze inizia il suo libro, il Tao Te Ching, dicendo: «Il Tao di cui si può parlare non è l'eterno Tao».
Bisogna perciò, secondo la leggenda, che sia un dio a spingere Buddha a tentare l'impossibile, a comunicare l'incomunicabile, a fare del suo stesso essere un invito, un dito che indica la luna.  Il dito non è la luna e molti si attaccheranno al dito senza vedere la luna.  Ma alcun,i che hanno occhi per vedere, vedranno.  E se anche un solo essere dovesse accogliere l'invito al risveglio, questo basterebbe a giustificare tutta una vita spesa a 'far girare la ruota del dharma', a parlare della legge eterna, dell'eterno essere-così delle cose.

Il Dhammapada, il 'cammino dei dharma', è una traccia di questo insegnamento.  Nell'intero vastissimo canone delle scritture buddiste, non abbiamo nulla che possiamo indicare con certezza come testuali parole del Buddha.  Ma non c'è dubbio che questi testi, consegnati alla scrittura parecchio tempo dopo la morte dei maestro, riflettono lo sforzo devoto dei discepoli diretti e di quelli delle generazioni successive, di tramandare il più fedelmente possibile le parole del Buddha.  Significativamente certi testi cominciano con le parole:    «Così ho udito ... » É una locuzione che esprime insieme lo sforzo di fedeltà e l'umiltà di chi riferisce.  Non 'così ha detto Buddha', ma 'così ho udito'.  Fra il messaggio che viene dalla dimensione al di là della mente e quello che la mente è in grado di ricevere e di capire c'è uno iato: «Così ho udito ... »
Il Dhammapada è dunque un 'così ho udito'. É una raccolta, compilata parecchi anni dopo la morte di Buddha (probabilmente fra uno e quattro secoli), di aforismi tramandati e ricordati come parole del maestro.  Non contiene nulla delle elaborate discussioni e narrazioni che caratterizzano i testi più estesi, Qui troviamo solo lapidarie e spesso poetiche affermazioni ed esortazioni, raccolte per temi (la consapevolezza, la mente, la gioia, il piacere, l’ira, eccetera).  Questi 'temi' sono a volte solo metafore ricorrenti (i fiori, le migliaia, l'elefante); a volte è solo la presenza di una certa parola a giustificare la collocazione di un aforisma entro un certo tema.  Non si può dire dunque che si tratti di una raccolta veramente organica.  A volte, inoltre, è lecito supporre che strati di interpretazioni successive si siano sovrapposti a ciò che 'è stato detto'.
Ciononostante questa piccola raccolta contiene un tesoro inestimabile, ci comunica qualcosa del sapore dell'insegnamento di quest'uomo straordinario.  In essa forse più che in ogni altro testo abbiamo la sensazione che Buddha stia parlando a noi direttamente, per 'ammonirci, guidarci, distoglierci dall'errore'.  Ed è probabilmente questa qualità che ha fatto di questo libricino forse il più amato e il più letto dell'intero canone buddista.

Per accostarsi all'insegnamento di Buddha

É impossibile, in una breve introduzione come questa, dare un'idea anche sommaria dell'insegnamento di Buddha.  Al lettore o alla lettrice che incontrano per la prima volta il pensiero buddista, possono tuttavia essere utili alcune parole di presentazione di certi concetti ricorrenti nel testo che sono parecchio estranei al pensiero occidentale.

Il primo e fondamentale di questi concetti è proprio quello di risveglio, bodhi, illuminazione o liberazione.  'Risveglio' presuppone un sonno: il sonno, di cui qui si tratta, non è altro che lo stato della nostra coscienza ordinaria.  La concezione sottostante, è che la nostra ordinaria percezione di noi stessi e del mondo sia fondamentalmente 'illusione'.  Viviamo in un mondo di miraggi e di fantasmi, agiamo tutto un nostro teatro interno di sogni e di proiezioni.
Al centro di questo mondo c'è un'illusione o errore fondamentale: l'illusione dell'esistenza di un 'sé', l'illusione che ci fa credere di esistere come qualcosa di individuato e separato dal tutto. É un po' come se un'onda credesse di esistere separatamente dal mare.  Le onde si raccolgono, si frangono, si rimescolano nel mare.  L’acqua stessa che le forma non è mai la stessa.

   L’onda è solo un disegno che emerge e si dissolve nel caleidoscopico movimento complessivo dell'acqua.  Ma, se l'onda si identifica con la propria esistenza separata, essa viene a trovarsi inevitabilmente in una lotta disperata con la realtà della propria impermanenza.  Il sé, che si illude di esistere non può che attaccarsi a tutto ciò che nutre la sua esistenza separata e cercare di respingere tutto ciò che avvicina la sua dissoluzione nel tutto. L’illusione primaria dell'esistenza di un sé, è perciò immediatamente seguita da due movimenti della coscienza: attrazione e repulsione, desiderio e avversione, odio, paura.  L’illusione primaria è il nocciolo di quella che i buddisti caratterizzano come 'ignoranza': uno stato di offuscamento in cui non siamo in grado di percepire la realtà delle cose.  E questa terna, ignoranza, desiderio, avversione, si trova al centro della ruota della vita e della morte, un curioso mandala circolare che descrive simbolicamente il fatale avvicendarsi di nascita, crescita, invecchiamento, morte e rinascita.  Perduti in questo ciclo del samsara, dell'esistenza illusoria, gli esseri si trascinano di vita in vita, inseguendo un sogno impossibile, eternamente prigionieri della disillusione, della sofferenza e della morte.
La più lapidaria enunciazione di questo stato di cose è costituita dalle cosiddette 'quattro nobili verità, di Buddha.  Esse sono: l'esistenza è sofferenza; questa sofferenza ha un'origine; essa ha anche una fine; il cammino che conduce al risveglio porta alla fine della sofferenza.  Cioè: l'illusione di esistere separatamente, ci pone in conflitto con l'effettivo essere-così delle cose e ci pone perciò in una situazione cronica di sofferenza.  Questa sofferenza ha la sua origine nell'ignoranza, nel desiderio e nell'avversione.  Perciò chi va al di là di ogni desiderio e di ogni avversione, chi si risveglia dal sonno dell'ignoranza, trascende ogni sofferenza.  Non è più identificato con il proprio corpo e, anche se il corpo muore, la sua coscienza vive in tutto l'universo.  Ma, la sua coscienza, non è più questo frammento che si è illuso di esistere separatamente e che ha viaggiato di corpo in corpo: essa è semplicemente 'la' coscienza, la coscienza dell'universo, la coscienza del tutto.

Può esser utile dire qualche parola anche a proposito del concetto di reincarnazione, che, familiare e naturale in tutto il mondo orientale, è invece fondamentalmente estraneo alla cultura ebraico-cristiana.  L’idea sottostante a questo concetto è quella di karma, secondo cui ogni azione lascia delle tracce sottili nella coscienza di chi la compie, tracce, che a loro volta facilitano il prodursi di certe azioni e di certe circostanze nella vita della persona. Il pensiero orientale assume che questo rapporto di consequenzialità non si limiti all'ambito di una sola vita, ma si estenda anche al di là della morte, in un ciclo di trasmigrazioni che il sé illusorio percorre, sospinto dalla molla del desiderio e dell'avversione e condizionato dalle tracce delle proprie passate azioni ed esperienze.
Non è necessario condividere questo presupposto per cogliere l'essenza del discorso di Buddha.  Dal punto di vista di Buddha, il ciclo delle reincarnazioni, è solo la metafora con cui la mente orientale si rappresenta l'esistenza di un sé separato, mentre il pensiero occidentale, se la rappresenta con la metafora di un'unica vita seguita da un aldilà o dal nulla eterno, secondo le credenze.  Né l'una né l'altra vanno prese sul serio: entrambe descrivono qualcosa che ha comunque un'esistenza soltanto illusoria.  E interessante notare che questo non è soltanto il punto di vista di Buddha, ma anche quello delle più raffinate conoscenze sulla materia di cui disponiamo oggi.  Dal punto di vista della fisica per esempio, l'idea dell'esistenza autonoma di un corpo è del tutto astratta e formale, nel contesto di quel viluppo indivisibile di campi interagenti che è l'immagine della realtà fornita dalle teorie più recenti.
Più vicina alla nostra esperienza diretta, è forse una semplice interpretazione psicologica dell'idea di reincarnazione.  La vita del nostro corpo e della nostra coscienza è un flusso costante: in un certo senso moriamo e rinasciamo ogni momento.  E ogni momento rinasciamo portando con noi le tracce del nostro passato, il nostro karma istante per istante.  In questo senso il Dhammapada è un invito a concentrare tutta la nostra attenzione, tutta la nostra energia, tutta la nostra consapevolezza, tutta la nostra capacità di risveglio in ogni attimo di vita.  Ogni attimo di luce si lascia dietro una scia di luce.  Se in questo istante sei sveglio, attento, cosciente, è più facile che tu sia sveglio, attento cosciente nel prossimo istante.  Usando una metafora cristiana potremmo dire: il paradiso e l'inferno sono qui, sono una realtà immediata, la crei tu stesso attimo per attimo.

A volte può sembrare che il Dhammapada abbia toni di negazione della vita nei suoi aspetti concretamente sensibili.  Un enunciato come 'l'esistenza è sofferenza' o l'invito a trascendere ogni desiderio, possono essere letti come negazione della gioia e della bellezza, di questo miracoloso divino caleidoscopio di illusioni in cui viviamo.  E non c'è dubbio che in una parte notevole dell'ortodossia buddista, come del resto di quella cristiana, tutta una dottrina e una pratica sono condizionate da questo approccio anti-vitale.  Ma, fortunatamente, nel buddismo sopravvivono anche tradizioni che leggono il messaggio di Buddha in maniera diversa.  Secondo queste letture l'invito non è a 'rinunciare al mondo', a minimizzare il godimento del corpo e l'esperienza sensibile, a rifugiarsi nell'ascesi, anche se questo può essere un passo utile in una certa fase del cammino.  Non dimentichiamo che Buddha raggiunse la liberazione quando si spinse al di là anche delle sue pratiche ascetiche.

Nel buddismo Zen c'è una curiosa serie di dieci immagini, detta 'i dieci tori Zen', che descrive il cammino verso l'illuminazione. Nell'ultima di queste immagini il protagonista, raggiunta l'illuminazione, ritorna verso la piazza del mercato con un recipiente di vino in mano.  Se c'è una rinuncia cruciale nel cammino verso la liberazione, essa non è la rinuncia al mondo, ma la rinuncia al punto di vista dell'io separato, al sofferente egoismo con cui cerchiamo di realizzare i 'nostri' fini.  Ogni altra rinuncia, ogni altra pratica ascetica, come vari aforismi del Dhammapada suggeriscono, è un'arma a doppio taglio: nel sonno dell'io essa può trasformarsi in un nuovo attaccamento, in ambizione spirituale, in un modo per sotterrare conflitti e dubbi.  I più sottile attaccamento, l'ultimo ostacolo, sembra essere proprio il desiderio dell'illuminazione.  Perciò, dice l'ultimo capitolo del Dhammapada, il bramino 'non desidera nulla, né in questo né nell'altro mondo'.

lunedì 14 marzo 2011

Tilopa: Canto di Mahamudra

Il Vuoto non ha bisogno di supporto;
Senza compiere alcuno sforzo,
restando sciolti e naturali,
è possibile spezzare il giogo,
e ottenere la Liberazione.
Se, guardando nello spazio, non si vede nulla,
e se, allora, con la mente si osserva la mente,
si distrugge ogni distinzione
e si raggiunge la Buddhità.
Le nubi che vagano per il cielo
non hanno radici, non hanno casa;
e così sono anche i pensieri discriminanti
che attraversano la mente.
Quando si è vista la mente universale,
ogni discriminazione cessa.
Nello spazio nascono forme e colori,
ma lo spazio non è macchiato né dal bianco né dal nero.
Dalla mente universale emerge ogni cosa,
ma essa non è macchiata né dai vizi né dalle virtù.
L'oscurità dei secoli
non può velare lo splendore del sole;
le lunghe ere del samsara [il ciclo delle nascite, morti e rinascite]
non possono nascondere la chiara luce della Mente.
Benché ci si serva di parole per spiegare il Vuoto
il Vuoto in quanto tale è inesprimibile.
Benché si dica che "la Mente è una luce brillante",
essa è al di là di ogni parola e simbolo.
Benché la sua essenza sia il Vuoto,
essa abbraccia e contiene ogni cosa.
Non fare nulla col corpo, rilassati;
chiudi stretta la bocca e resta in silenzio;
vuota la mente e non pensare a nulla,
Come un bambù cavo, lascia che il tuo corpo riposi a suo agio,
Senza dire né prendere, metti a riposo la mente,
Mahamudra è come una mente che non si attacca a nulla,
Praticando in questo modo, col tempo raggiungerai la Buddhità.
La pratica di mantra e paramita [le virtù buddhiste],
la conoscenza dei sutra e dei precetti,
gli insegnamenti delle scuole e delle scritture
non valgono a produrre la consapevolezza della verità innata;
perché la mente che, piena di desiderio,
insegue un fine
non fa che nascondere la luce.
Desisti da ogni attività, abbandona ogni desiderio;
lascia che i pensieri salgano e scendano
a loro piacimento, come onde dell'oceano.
Colui che non viene mai meno al non-dimorare,
ne al principio di non-distinzione,
adempie ai precetti tantrici.
Colui che abbandona il desiderio
e non si attacca a questo o a quello,
coglie il vero significato contenuto nelle scritture.
Trascendere la dualità è il punto di vista regale;
domare le distrazioni è la pratica regale;
Se, sciolto e senza sforzo,
ti mantieni nella naturalezza,
presto otterrai Mahamudra
e raggiungerai il non-raggiungimento.
Taglia la radice di un albero e le foglie appassiscono;
taglia la radice della mente e il samsara cade.
Chi si aggrappa alla mente
non vede la verità che sta oltre la mente.
Chi si sforza di praticare il Dharma [l'insegnamento]
non trova la verità che è al di là della pratica.
Per conoscere ciò che è al di là sia della mente che della pratica
bisogna tagliare di netto la radice della mente
e, nudi, guardare;
bisogna abbandonare ogni distinzione
e restare rilassati.
Non bisogna dare né prendere,
bensì restare naturali:
Mahamudra è al di là dell'accettazione e del rifiuto.
La comprensione suprema
trascende questo e quello.
L'azione suprema unisce
grande ingegnosità e assoluto distacco.
La realizzazione suprema consiste
nel comprendere l'immanenza senza speranza.
Dapprima la mente del praticante
precipita come una cascata;
a metà strada, come il Gange
fluisce lenta e placida;
alla fine è un vasto oceano,
in cui la luce del figlio e quella della madre si fondono".