lunedì 1 novembre 2010

Terza Paramita: La Pazienza

Quando parliamo delle sei paramita, parliamo degli ideali e delle azioni del Bodhisattva; basandoci sulla prime due paramita, la generosità e la moralità, svilupperemo la terza paramita e cioè la pazienza.
La pazienza è una delle pratiche più importanti nel buddhismo, il Buddha stesso ha detto "Non c'è miglior dharma della pazienza, non esiste un'altra pratica del dharma che praticare la pazienza". L'opposto della pazienza è la rabbia o l'odio. Il Buddha stesso ha detto "Non c'è motivazione pratica, o attitudine, più dannosa dell'odio e della rabbia". Le parole del Buddha non sono un ordine o un comandamento, ma sono una sorta di indicazione che viene dalla sua intelligenza razionale. Perché la pazienza è una pratica così importante e allo stesso tempo così difficile da praticare? Perché la rabbia, il suo opposto, è una delle attitudini mentali più dannose e più radicate dentro di noi.
Per parlare della pazienza dobbiamo per prima cosa avere chiaro quali sono gli svantaggi della rabbia e quali sono gli effetti distruttivi che produce dentro di noi. Quanto più è forte il dominio della rabbia su di noi tanto più è difficile superarla. Quando parliamo di rabbia non parliamo soltanto di quei momenti in cui questa viene fuori nei confronti di qualcuno, perché in realtà esiste sempre dentro di noi. Quando la rabbia appare e sgorga fuori e dentro di noi, in quello stesso momento dentro noi stessi non c'è più spazio per la pazienza. In quel preciso momento noi abbiamo perso il nostro equilibrio e siamo totalmente senza controllo: in questa situazione possono verificarsi molti problemi e possiamo compiere molti errori. Quando la rabbia alla fine scompare, ciò che rimane è soltanto il rimorso per quello che abbiamo sperimentato e per gli effetti distruttivi che ha provocato.
Dobbiamo tenere presente quali sono i poteri della rabbia, il suo potenziale distruttivo e quali sono i danni che può generare. La pazienza è l'unico mezzo che ha la capacità di ridurre gli effetti della rabbia dentro di noi, ma per far sì che questo accada, dobbiamo praticare la pazienza anche quando la rabbia non è presente. È importante rendersi conto che non bisogna praticare la pazienza soltanto nei momenti in cui esplode la rabbia, ma anche quando siamo in una situazione calma e tranquilla, confortevole e amichevole, imparando ad essere consapevoli della pazienza e a sviluppare un tipo di training mentale che ci permetta di essere consapevoli del fatto che siamo pazienti.
Questo è un mezzo molto efficace per ridurre il potenziale della rabbia.

Canonicamente la pazienza viene divisa in tre categorie differenti: la prima è quel genere di pazienza che ci permette di fronteggiare le reazioni che sorgono in noi quando siamo attaccati da altre persone: per esempio, se qualcuno ci minaccia o ci attacca con un bastone, noi dovremmo essere in grado di pensare che non è lui che ci sta colpendo, ma è il bastone, e indirettamente lui, ma è quell'arma che ha in mano che ci sta colpendo, lui ci colpisce mosso dalla sua rabbia.
C'è anche un'altra maniera di poter praticare la pazienza: anche se noi perdessimo qualcosa, ad esempio 100.000 lire, dovremmo essere in grado di dire "Bene, ho perso 100.000 lire, ma non ho perso la mia salute, e non ho perso tutto quello che avevo".
Queste sono occasioni per praticare la pazienza e sono un allenamento che ci aiuta a preservare la nostra pazienza e incrementare la nostra dignità, altrimenti ci comportiamo come quelle persone che, se gli cade una tazzina, per rabbia ne rompono anche un'altra. In questo caso c'è un'ulteriore distruzione, invece se rompiamo una tazzina dovremmo essere in grado di dire "Ne ho altre cinque". Questi sono solo degli esempi che danno un'idea della pazienza superficiale.

Il secondo livello di pazienza è quello che ci permette di accettare qualsiasi tipo di problema, di difficoltà e di sofferenza che ci può accadere. Ad esempio quando ci ammaliamo entriamo in depressione, ci abbattiamo e questo non fa che aggravare la malattia. L'ammalarci è una cosa naturale, in quanto il nostro corpo ha in sé la natura della malattia: la malattia è una disarmonia dei tre elementi che compongono il nostro corpo. Il nostro spirito è sempre lo stesso, non importa in quali condizioni sia il nostro corpo l'importante è che il nostro spirito sia centrato. Spesso invece succede che quando il nostro corpo si ammala, sentiamo che anche il nostro spirito si ammala e questo non fa che aggravare la situazione. Dovremo essere in grado di accettare questa condizione che è connaturata al nostro corpo.
Un altro esempio di questo tipo di pazienza è il traffico. Noi stiamo a Roma, una città dove esiste una concentrazione di milioni di persone e questo fa sì che ci sia molto traffico; dobbiamo essere consapevoli di questo fatto e non arrabbiarci quando siamo in macchina, suonando continuamente il clacson. Ok, vivo a Roma e c'è traffico. Questa è la pazienza che ci permette di affrontare problemi e difficoltà. Se noi abbiamo una capacità di accettare e di dare il benvenuto a queste difficoltà, questi non saranno più dei problemi, ma diventeranno una cosa normale. D'altra parte siamo sempre nel Samsara e in questa situazione ci sono molti problemi. Se ciò non fosse non saremo più nel Samsara, ma saremo liberati.
Questo tipo di accettazione delle difficoltà genera uno stato di tranquillità, di pace mentale che arricchisce le nostre qualità mentali. La pazienza è anche in grado di curare la nostra salute fisica. Questo è molto importante perché la gente spesso si ammala soltanto per depressione, ci sono invece delle persone il cui corpo è molto sotto pressione mentre la loro mente e il loro spirito sono sempre calmi. Quel tipo di attitudine mentale è anch'essa stessa una forma di pazienza.

Il terzo livello di pazienza è un tipo di pazienza più dharmico, è quel tipo di pazienza che ci permette di affrontare le difficoltà e gli ostacoli nella pratica del Dharma, per esempio la meditazione del mattino, per esempio quando non ci vogliamo alzare. In quel caso dobbiamo essere pazienti e vincere quella forma di pigrizia. La pigrizia non è la pazienza. Bisogna essere in grado di affrontare questi piccoli problemi allo scopo di poter progredire nella pratica e questo è utile non soltanto per la pratica del dharma, ma anche per il vostro lavoro. Se ad esempio ci alziamo la mattina presto e ci diamo da fare, puliamo la casa, andiamo in giardino, tagliamo l'erba, sistemiamo le aiuole questo è anche utile e salutare per la nostra calma mentale. Una cosa che ho sperimentato sia nella comunità tibetane, sia nei Monasteri, che nelle famiglie, è che ci sono persone molto attive: si alzano presto, si danno da fare, mentre invece ci sono altre persone che se la prendono comoda. Non è che una cosa sia buona e l'altra cattiva, però da questo si nota che dopo un po' le persone che sono più attive hanno un differente sviluppo spirituale.
Questa è la pazienza per affrontare la pratica del dharma, e le sue difficoltà.
Dovremmo essere sempre in una condizione di gioia, di tranquillità, di felicità per poter essere in grado di conseguire le più alte realizzazioni. Anche sedersi per quindici, venti minuti di meditazione regolarmente è una forma di pazienza.

Questi sono i tre livelli della pazienza. All'interno di questi tre livelli ci sono molte altre suddivisioni. D'altra parte la pazienza non serve solamente a fronteggiare la rabbia o a reprimerla, ma è una caratteristica che serve per raggiungere qualsiasi livello di obiettivo spirituale. La pazienza può sopraffare la rabbia, l'odio e anche l'avversione. Una volta che noi saremo riusciti a liberarci di questi tre stati negativi vorrà dire che staremo in uno stato di tranquillità, di pace, di pazienza. La pazienza è una delle paramita che fanno parte delle azioni del Bodhisattva. Qualsiasi azione del Bodhisattva deve essere basata sulla Bodhicitta. Quel tipo di pazienza a cui noi aspiriamo è bel lontana dallo stato in cui siamo, quindi dobbiamo soprattutto sviluppare l'aspirazione a quel tipo di qualità: "Possa io un giorno ottenere quel tipo di pazienza". Chiaramente la pazienza a cui ci riferiamo è una delle azioni del Bodhisattva, ma quel tipo di azione nello stato in cui siamo, è qualcosa di astratto. E' importante conoscere questo tipo di azioni del Bodhisattva e prenderle come un obiettivo per poter salire il primo gradino che ci porterà verso il nostro obiettivo futuro, perché anche solo conoscere e generare ammirazione per la pazienza del Bodhisattva è già un arricchimento spirituale. Quindi quando parliamo della paramita della pazienza, non dobbiamo immediatamente praticare tutte le forme di pazienza. E' importante sapere che esistono e il primo gradino è generare un'ammirazione verso questo tipo di azioni e prenderle come un nostro ideale.

Un altro aspetto della pazienza è quello che noi chiamiamo la tolleranza. Questa è una pratica molto difficile. Per quanto mi riguarda quando sono venuto in Italia ho cominciato a frequentare l'Università Cattolica e lì ho incontrato molti amici di religione cristiana. In quel contesto non è stato semplice dover fronteggiare situazioni dove si verificavano opinioni diverse. Questo è un lavoro alquanto difficile, ma aiuta molto ad aprire il tuo cuore, ad essere più flessibile e più aperto, e questo accresce la saggezza. Inoltre tutto ciò è stato utile non solo a me, ma anche agli amici cristiani, in quanto si sono resi conto delle difficoltà che avevo e hanno capito che non era facile stare in mezzo a delle opinioni diverse. Io l'ho trovato utile perché queste situazioni mi hanno permesso di comprendere come funziona il mio ego. E questo fa parte della pratica della tolleranza e della pazienza.

Quando ad esempio, ci capita di dover camminare sotto la pioggia senza ombrello, anche in questo caso dobbiamo essere pazienti in quanto non c'è modo di fermare la pioggia. Non c'è bisogno di arrabbiarsi e correre di qua e di là alla ricerca di un ombrello oppure di farsi prendere dal malumore: ok, siamo sotto la pioggia, ci bagneremo i vestiti ed il massimo che ci potrà capitare è che ci venga un po' di febbre, ma prenderemo una medicina e ce ne andremo a letto. Può essere interessante provare deliberatamente l'esperienza e cioè andare sotto la pioggia senza ombrello e vedere come reagiamo. Questo è molto interessante e molto efficace. La pazienza è il germe della pace, non c'è bisogno di parlare della pace universale o della pace mondiale, ciò che è importante è la pace con noi stessi, poiché da questa derivano anche le altre.
Alcune persone parlano della pace universale e della pace del mondo con molta rabbia, con un ego molto rabbioso e questo è un atteggiamento contraddittorio. Non è una cosa, giusta ed inoltre lo trovo molto buffo: mi chiedo come fanno queste persone a parlare della pace nel mondo con tanta rabbia e battendo i pugni sul tavolo. E' importante prima di tutto generare la pace dentro di noi, da questa pace interna si espande la pace intorno a noi. Lo sbocciare di un fiore genera pace di per sé, ma non contribuisce alla pace universale, anche se tutti quelli che lo guardano si sentono in pace.
La pace e la tolleranza sono molto importanti, non solo per la pratica, ma anche per la vita, per l'amicizia, per la salute e per ogni altra cosa. Anche alla fine, morire con pazienza sarà la cosa migliore da fare, tranquilli e in una maniera molto pacifica come se ci addormentassimo. Se noi ci addormentiamo con un animo paziente e tranquillo il nostro sonno sarà tranquillo e salutare; se invece ci addormentiamo arrabbiati avremo dei sogni strani e la mattina ci sveglieremo con un senso di malessere e con la mente confusa. Per questo il Buddha ha detto che la pazienza è la pratica più importante del Dharma. Questo non vuol dire che bisogna andare nella Terra Pura, nel paradiso di Buddha o in qualche altro regno dei cieli, la pazienza è utile alla vita terrena. Questo tipo di discorso possiamo prenderlo come oggetto della nostra analisi: dobbiamo giudicare se una cosa è positiva o meno, se è salutare o meno, se ci porta vantaggio o meno.


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