mercoledì 1 dicembre 2010

Al di là del materialismo spirituale di Chögyam Trungpa

Recensione
“Percorrere rettamente il sentiero spirituale è un processo molto sottile… Ci sono numerose deviazioni che portano a una versione distorta, egocentrica, della spiritualità; possiamo cadere nell’inganno di credere che ci stiamo sviluppando spiritualmente, mentre invece stiamo rafforzando la nostra egocentricità mediante tecniche spirituali. A questa fondamentale distorsione si farà riferimento col nome di materialismo spirituale”.
Con queste parole Chögyam Trungpa apre un libro profondo e oltremodo “scomodo”, che ha segnato una vera e propria svolta nella diffusione del buddhismo in Occidente, non solo trasformandone la sapienza millenaria in un insegnamento vivo e radicato nella vita quotidiana di ciascuno di noi, ma anche mettendo a nudo i fraintendimenti e i rischi cui l'individuo si può esporre nel "piegare" questo sentiero, anche inconsciamente, al fine di consolidare il proprio Io.

Basterà leggere la bellissima introduzione per rendersi conto di quali fraintendimenti e rischi si stia parlando. Qui, Chögyam Trungpa fa riferimento alla metafora del "Signore della Forma", del "Signore della Parola" e del "Signore della Mente", impiegata nel buddhismo tibetano per descrivere il funzionamento dell'Io.

Il Signore della Forma si riferisce alla nostra spasmodica ricerca di sicurezza, di agio e di piacere fisico, finalizzata a "proteggerci dai fastidi degli aspetti grezzi, scabri, imprevedibili della vita". Il Signore della Parola si riferisce all'uso dell'intelletto per interpretare, "incasellare" e quindi controllare il mondo che ci circonda, utilizzando i concetti come filtri "per schermarci da una percezione diretta di ciò che è"; "il prodotto più pienamente sviluppato di questa tendenza sono le ideologie, i sistemi di idee che razionalizzano, giustificano e santificano la nostra vita". Il Signore della Mente, infine, "domina quando usiamo discipline spirituali e psicologiche come mezzi per conservare la nostra autocoscienza, aggrapparci al nostro senso del sé. L'Io ha il potere di piegare tutto, perfino la spiritualità, a suo vantaggio".

I tre Signori non si limitano a dominare il nostro modo di vivere e di vedere l'esistenza quotidiana; essi si insinuano nel sentiero spirituale, nella pratica meditativa, nel rapporto con il maestro. "I Signori usano il pensiero discorsivo come la loro prima linea di difesa. Più generiamo pensieri, più siamo affacendati mentalmente e più siamo convinti della nostra esistenza. Così i Signori cercano di crearne una costante sovrapposizione, in modo che non si possa vedere nulla oltre i loro strati. Se si capisce la strategia del creare continuamente pensieri sovrapposti, allora i Signori suscitano le emozioni per distrarci. L'eccitante, colorita, drammatica qualità delle emozioni cattura la nostra attenzione, quasi stessimo assistendo a un film quanto mai emozionante. In assenza di pensieri ed emozioni i Signori sfoderano un'arma ancora più potente, i concetti. Classificare i fenomeni crea il senso di un solido, definito mondo di 'cose'. Questo solido mondo ci rassicura che anche noi siamo una cosa solida, continua. Il mondo esiste, dunque io, che percepisco il mondo, esisto".

Ma la rivoluzione del Buddha non è consistita tanto nel sopprimere i pensieri, le emozioni, i concetti e le altre attività della mente, quanto nel conoscerli per ciò che essi sono, nel "lavorare con la loro struttura" e quindi trasformarli da espressione di un'ambizione egoica nell'espressione di una mente risvegliata. In questo straordinario cammino verso una libertà che è assenza di sforzo (lo sforzo di provare la nostra esistenza, di affermare la nostra visione egocentrica del mondo), noi occidentali dovremo guardarci dalla tentazione di voler accumulare una preziosa ma sterile "collezione di sentieri spirituali". "Forse abbiamo studiato la filosofia occidentale o quella orientale, abbiamo praticato lo yoga o studiato sotto una quantità di grandi maestri. Crediamo di aver accumulato un bel po' di conoscenza. Eppure, dopo tanta strada, c'è ancora qualcosa cui rinunciare. Le nostre immense collezioni di conoscenza ed esperienza fanno parte della grande vetrina dell'Io; non abbiamo fatto che creare un negozio di antiquariato".


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