venerdì 29 ottobre 2010

I mantra - Parte II

L’etimologia tibetana del termine “mantra” è ‘protezione della mente’ : ossia, il mantra viene recitato per raggiungere il controllo della mente (proteggendola cioè dalle conseguenze disastrose dei pensieri incontrollati) e per trasformarla. Infatti i mantra aiutano a tenere la mente calma e in pace, concentrandola su un sol punto (una visione o un concetto), la rendono più ricettiva (aumentandone la percettività),purificano tutte le energie contaminate del corpo, della parola e della mente e fanno accumulare merito.
La funzione principale di un mantra è quella di evocare e far apparire la divinità nella meditazione ; nonchè quella di ricevere la sua benedizione e di realizzare i particolari poteri (siddhi) della deità stessa (karma-mantra).
Inoltre, un mantra serve per compiere le “4 azioni divine”, cioè le attività di pacificazione, sviluppo, dominio e distruzione. Di solito, lo si recita per generare un’attitudine mentale positiva o - come preghiera - per ottenere i favori della deità : così, il “mantra delle 100 sillabe” di Vajrasattva serve per rimuovere le predisposizioni negative create da cattive azioni, quello “delle 6 sillabe” di Avalokiteævara è indicato per
coltivare il sentimento d’amore e compassione, quello di Vajrayoginú per comprendere la vacuità. Infatti, il mantra ha una misteriosa corrispondenza ed affinità con le nostre varie potenzialità subconsce (ad es., l’energia della compassione), che vengono evocate e ridestate dalla recitazione del mantra relativo.
Con l’invocazione della deità mediante il mantra corrispondente, le forze e qualità divine - sopite nel nostro essere - ci manifestano la loro presenza e noi ne diventiamo coscienti. Ovviamente, i risultati dipenderanno dalla nostra fede nella divinità e dalla concentrazione della nostra recitazione. I mantra - come si è detto - sono composti da sillabe o parole, in lingua sanscrita ; quelli di una sola sillaba sono detti “búja-mantra” (‘mantra-seme”) : da essi, nella visualizzazione, sorge la figura della divinità. Spesso le sillabe che li compongono sono prive di significato etimologico : tale mancanza di significato non costituisce un illogico non-senso, ma esprime la natura di vacuità dei dharma,
cosicchè la meditazione sui mantra conduce il sadhaka (il praticante tantrico) a realizzare la natura di suñata dei dharma stessi. Altre volte il mantra è il nome della divinità : come noi ci assimiliamo al nostro nome e facciamo tutt’uno con esso, così il mantra è identico alla divinità, con la conseguenza che la sua recitazione ci trasmette la sua grazia e le qualità della sua mente.
I mantra vanno recitati 3, 7 o 108 volte (o multipli di tali cifre) a voce alta o mormorati o ripetuti solo mentalmente, aiutandosi col rosario (mala). Possono inoltre essere visualizzati in forma di lettere di luce in diversi punti del corpo (ad es., il cuore) - dove immaginiamo che stiano facendo il suono relativo (che noi ci limitiamo ad ascoltare) : e ciò al fine di convogliare in quei posti le sottili energie
praniche.
Nella triade “mudra, mantra e samadhi” nel processo di evocare una divinità, in primo luogo il mantra purifica la “parola” e l’energia del sadhaka ; poi il mantraseme (búja-mantra) rappresenta l’essenza fonica della deità, il mantra-radice (mulamantra) evoca le specifiche qualità ed attributi del temperamento, vibrazione ed energia della deità, e il karma-mantra compie le specifiche funzioni della deità stessa. Quando la “parola” è purificata, il mantra è la forma eufonica della divinità :il mantra è la deità stessa. Quando il sõdhaka ha identificato se stesso con la deità
attraverso il mantra, ogni sua parola è un mantra che infallibilmente riflette o descrive la realtà.
Tutti i mantra sono contenuti nelle 3 lettere OM AH HUM, che - prese insieme - costituiscono il mantra di tutti i buddha, il mantra che contiene la totalità della presenza illuminata. Tutti i buddha sono contenuti in 3 aspetti : corpo-vajra, parola-vajra e mente-vajra, o anche nirmanakaya, sambhogakaya e dharmakaya. Il mantra del corpo-vajra è OM, il mantra della parola-vajra è AH, il mantra della mente-vajra è HUM. Se recitiamo con fede queste 3 lettere, riceviamo le benedizioni di tutti i mantra e di tutti i buddha.


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