mercoledì 6 ottobre 2010

L'impermanenza e la morte

Il mondo e gli esseri sono impermanenti.
In particolare, la vita del corpo è come una bolla d'acqua.
Incerto è il momento del trapasso,
e, morto, il corpo diventa un cadavere.
Affinchè il Dharma possa allora aiutarmi
lo praticherò con energia. (IX Karmapa, Testo di Ngöndro)

 

Il secondo dei quattro pensieri tratta dell’impermanenza. Vi sono molti modi per una vita umana di concludersi prima di morire di vecchiaia. Una lampada a olio consiste in un contenitore con dell’olio e uno stoppino. Quando la lampada è piena fino all’orlo e lo stoppino non è ancora acceso, ciò corrisponde alla situazione di una persona non ancora nata. Una lampada che ha esaurito completamente il carburante corrisponde ad una persona morta di vecchiaia. Tra queste due condizioni vi è un enorme numero di possibilità. Vi sono infatti molte più condizioni che possono causare la morte di quante possano sostenere la vita. La nostra vita può essere paragonata ad una goccia di rugiada sull’erba: è molto fragile e appena spunta il sole evapora.
La vita è preziosa non solo perché è così difficile da ottenere, ma anche perché è così facile perderla. Il corpo umano ha molte possibilità, ma una è certa: la morte. Incerto è, tuttavia, l’esatto momento in cui verrà. Non segue alcuna regola. I bambini non necessariamente sopravvivono ai loro genitori. Gli insegnanti non necessariamente muoiono prima dei loro allievi. Anche se la gente oggi apprende questo dalla propria esperienza, sembra ancora pensare che sia normale per i bimbi vivere più a lungo dei genitori. Tuttavia se ci diamo uno sguardo attorno e consideriamo la nostra esperienza, concluderemo che tutto ciò non è predeterminato.
Sebbene una persona abbia la fortuna di essere ancora viva, non è affatto scontato che debba continuare ad esserlo. Il momento della propria morte può giungere a qualsiasi ora.
Ecco il problema della vita: è così facile da perdere, facile da distruggere.
Al momento della morte ciascuno è comunque solo per quanto possa essere legato alla propria famiglia, per quanti fratelli e sorelle possa avere, per quanti cari e veri amici possieda. Essi non possono accompagnarci o aiutarci nel momento della morte. Anche le cose materiali che sembrano così importanti, per quanto denaro avremo accantonato, per quanto grande e bella possa essere la nostra casa o la nostra auto, non potremo portare nulla di tutto ciò con noi alla morte.
Ciò avviene anche per ciò che abbiamo di più intimo e caro, il nostro corpo. La nostra ombra ci ha accompagnato attraverso l’intera vita. Non dovevamo portarla con noi, né preoccuparci che ci fosse o non ci fosse: c’era, automaticamente. Ma persino la nostra ombra non ci accompagnerà in punto di morte.
La sola cosa che realmente conterà al momento della morte sono le impressioni che abbiamo raccolto nella nostra mente. Entrambe le impressioni positive e negative ci accompagneranno, che lo vogliamo o no. Non è possibile trattenere solo le sensazioni positive e lasciare quelle fastidiose dietro di noi. Queste impressioni determineranno lo stato della mente. Determineranno la nostra esperienza della morte e il tempo seguente.
Se avremo accumulato molte esperienze positive nella mente, sperimenteremo l’effetto appropriato.
Sperimenteremo una grande gioia e non incontreremo la sofferenza collegata alle attitudini negative. Tuttavia, se le impressioni negative sono maggiori nella nostra mente, esse segneranno la nostra esperienza che sarà di dolore e sofferenza.
Dobbiamo esserne consapevoli: nulla può aiutarci per la nostra morte e ciò che segue, se non ciò che abbiamo vissuto.

Nessun commento:

Posta un commento